mercoledì 31 dicembre 2008
Del nuovo
Un bilancio lo farei, però con linee di stelle filanti e coriandoli nel pallottoliere, polvere di stelle che scende dai balconi e tabelline di dolci, cioccolata e visi buoni. Non devo capire niente di più di quello che già so, sarebbe per dire agli altri quello che ho preso, quello che ho rubato dalle parole, dai gesti e dalle canzoni, quello che avevo e quello che ho. Alla fine di qualcosa ripenso sempre al preludio e a come avevo pensato che andasse a finire, a come l’avevo immaginata io l’avventura, a come l’astronauta avrebbe salutato la moglie di ritorno dal viaggio sulla luna. Così faccio e non racconto, ripongo tutto in una scatola, e chiudo. E, manco a dirlo, riapro già dopo un minuto. Sarà nuovo, ma non sarà di tutti, solo mio. A domani.
.
.
Clandestino
Ho visto la ragione in un campo di filo spinato, nelle sacche di un barrocciante affaticato dal peso, tra le vesti delle mogli infelici. Ho toccato la ragione in una fiera di paese, sulle mani di un ladruncolo dagli occhi sanguinanti, sul banco dei pegni della gioventù, sulle scale della chiesa da bambina, la domenica. E alla fiera ho lasciato al rigattiere un comodino con una lettera sul fondo, chiusa in una busta, nascosta tra i cassetti che faranno da cornice al letto di qualcuno che la troverà, mentre pensa alla sua ragione, uno sconosciuto con tanti figli, stanco del lavoro e felice del tempo perduto, pieno di speranza e della mia immaginazione.
.
.
Condominio con piscina
Un carrierista dell’altro ieri bussa alla mia porta con un guanto di gomma, per non far rumore, e porta per mano la libertà. E’ una bambina ricoperta d’oro, con in braccio un grande cesto, che gli ha detto portami via ma non portare tutto il resto. E lui ha scelto così e si sente meno solo, bussa alla mia porta e sorride, sempre a notte pesta, mi racconta di arpe celtiche e di 2 a tutto spiano, di come sbadiglia al mattino e di com’è bello il tempo da passare invano. E si presenta davanti a me, che non merito una canzone, che vorrei dire poco ed ho un sacco pieno di parole, che lascio due righe da leggere in fretta, un pensiero che vola, dà un abbraccio, e non mi aspetta.
.
.
lunedì 29 dicembre 2008
Plagio
E scese a terra senza conoscere il sorriso lontano, nella città incantata e nel risveglio amaro, raccontò di porti e di partenze, della non fame e delle diffidenze, e l’astro nel cielo che dava luce non era poi così distante se poteva vedere nei suoi occhi tutte le stanze, da quella grigia della prudenza a quella lunga della distanza. Il mistero si era andato sciogliendo e la notte non portava, come dicono, consiglio, solo una barchetta era uscita fuori dal naviglio, ché non solo quel che si vede e si tocca è reale, e non solo quello che si sente è un’eco a svanire. E le mie parole sono solo giochi di bambina per chi da piccolo sapeva già che grande era, per chi le parole le dona senza avvertimenti, per chi dà buonumore all’incoscienza e fa aprire gli occhi per benevolenza. Per chi ringrazio e sa chi è, chi lascia un buon profumo, o quel che è.
.
.
venerdì 26 dicembre 2008
Forte
Gabbie gonfie d’aria in balia del vento, leggere e morbide, ballano col bello e col cattivo tempo. Il ragazzo seduto accanto alla finestra pesca corpuscoli di polvere e listarelle di cielo. Voglio, voglio, vorrei, voglio, volo da ostaggio. Breve, poco tempo, poche parole, ho fame. Vanno nel vento, li guardo e sorrido, piena di bene. Come palloncini, fieri e senza paura di perdersi, si lasciano trasportare, e io stasera sono contenta. E voglio, vorrei, voglio, voglio. Tanti nuovi visi e nessuno che guarda su. Un solo viso votato a guardare sempre lassù. Ai miei pensieri. Voglio.
.
.
lunedì 22 dicembre 2008
Cura
Capacità di immedesimazione. Sono un quadro con cornice classica, tanti colori a fondo verde (per quanto c’è di blu) tratti lunghi e curve. Sono appesa in galleria ed ho occhi. Chi passa lascia scie ed anche il modo di allontanarsi parla. Io non tratto con sufficienza ciò che non sento mio e nemmeno quello che non capisco, lego anelli ad una corda di juta, prendo la colla e la attacco sulla tela colorata. Tutto ciò che è reale è già contenuto a priori nella mia mente, ma si modifica a contatto con l’aria. Non è detto che io riesca a metabolizzare tutto, ho sentito dire di trapianti e di rigetti. Ma non è un problema, questo. L’importante è che tu capisca.
.
.
sabato 20 dicembre 2008
La paura
Il buio pesto della notte tiene chiuse le ali della farfalla con un elastico di gomma. Resta immobile, su una barca capovolta, a guardare impotente dalla terra ferma le onde del mare che vanno e che vengono. Al largo una balena riemerge per un attimo, il tempo necessario per emettere un suono che chiamano canto, che a sentirlo bene, non per sentito dire, è un urlo senza esserlo. Sta così, ferma a guardare, ad aspettare, ad urlare senza urlare. Speranze lasciate a battere i denti sulla banchina deserta di una stazione, e la paura ha il volto di una madre.
.
.
domenica 14 dicembre 2008
Apri gli occhi
Si diceva che a volte addirittura aprisse gli occhi. Arrivai in un androne dal soffitto alto, con al centro una grande scala discendente e marmo chiaro tutt’intorno. Una giornata piovosa, fredda, trascorsa fino ad allora ad aspettare quel momento. Salutai alcuni visi conosciuti di vista, scambiai qualche parola di circostanza con le sentinelle della sera, poi entrai. Un corridoio stretto e lungo aveva visto passare chissà quanta gente e la sua mente era rimasta incatenata a chissà quale dettaglio. Decine di corpi distesi ed inermi che aspettavano l’arrivo della primavera senza troppe pretese, e noi a guardare attraverso un enorme bicchiere di vetro. In una stanza era entrato il cielo stellato e “la legge morale dentro di me”.
.
.
venerdì 12 dicembre 2008
Coperta
Se fossi una conchiglia sarei grata alle onde del mare, lascerei intatto il fondo, senza tracce la traversata e troverei i resti chiusi a chiave di una città dimenticata. Sulla porta d’entrata inciderei il mio nome, nella piazza centrale popolerei il gran mercato, sulla schiera delle case farei le capriole, nel torrente dall’acqua bianca immergerei i piedi ed un cuore. Nell’ombra degli abissi c’è un luogo profondissimo in cui ogni parola è signora ed ogni sorriso un galeone, ogni lato ha il suo cancello ed ogni viso il suo cocchiere.
.
.
Dialogo
Disse “non dimenticherò” e le si disse “ritornerai”. Le strisce verticali sulla strada bagnata di una notte d’estate, pianificavano il cammino e suggerivano una canzone che tornerà spesso nella mente di una ragazza. E gli disse “son tornata” con una maschera in viso e gli occhi pieni di speranza. Gli alberi ormai spogli, di un autunno già passato, leggevano ad alta voce una poesia supplichevole, una lettera d’amore scritta in nessuna fretta in un tempo di tutta magra. Una mano dentro ad un’altra mano dice “non ho dimenticato”.
.
.
Ideocrazia
C’è chi scrive solo di rabbia, chi non trova più tra le sue carte stracce l’ultima nota dell’ultimo amore. Ho dipinto distese di neve, ho portato carri di note senza intonazione, ho scelto prima e creduto dopo. A buona ragione lo stato delle cose non richiede democrazia, lascia il suo ultimo appello ai giudizi della razza e sponsorizza la promozione della prima della banca. Tra le residenze di città e quelle di campagna a volte non si ritrova la via della dedizione e spesso ci si perde tra i fasti della pochezza. Capelli sciatti acciuffati in una pinza. Grettezza su grettezza, meno di due lire.
.
.
sabato 6 dicembre 2008
Poscritto
Era mattina presto, faceva freddo e ogni colore fuori sembrava dipinto apposta per te. Su un biglietto quattro parole, lasciate lì per i sorrisi della sera, un pensiero premuroso, un’intesa da crampi allo stomaco. Avevi ragione, il mio tempo era legato ad una sedia, pendeva da un suono ed era schiavo della proprietà. Del resto niente da nascondere. Mi dicesti che un oggetto è solo un oggetto e che il motore degli eventi è forato da una parte. Stasera ho visto quel film con i tuoi occhi, l'ho cercato per lungo tempo e l'ho cucito senza aghi. La lampada sulla tua scrivania ne deve fare di luce.
.
.
venerdì 5 dicembre 2008
Promozione
Nella folla delle sei mi ci ritrovo sì e no, menti concentrate e un po’ sbiadite, davanti a me una ragazzina che piange e che dice “non lo so”. Il cantante col cappello fa sorrisi a tutto spiano, legge lettere d’amore come fossero menù e rivela, a chi non mangia, di avere una certa fame. L’appetito dell’artista è qualcosa a cui non pensare, rende tutto più modesto e tutto sommato da trascurare. Le scelte della fila hanno una corrente e più immissari, il ragazzo di colore fa passare un po’ alla volta e intanto pensa alla figlia, appunto, da sfamare. Vado via quanto prima, via da chi custodisce sonno a vagoni e tante fette di pane, chi predica bene e razzola male.
.
.
giovedì 4 dicembre 2008
D'altro canto
Sotto la campana si sta bene, vedo fuori e non si vede dentro, esco ogni tanto e rientro ogni più. Riesco ancora a non perdermi in un distratto viavai e a dispetto di quello che spesso voglio far credere, conosco ancora benissimo la composizione del solfuro dell’antimonio. La sorte mi ha insegnato che, a me, conviene dire cose importanti, perché, io, non ho, o forse non ho ancora, un baule abbastanza grande per contenerle. Una volta liberata torno a nuotare. Ricordi? La mia autostima è un bacino pieno d’acqua fino all’orlo ed è diffuso in tutto il volume il senso di non sazietà. Fatta la mia parte ritorno a nuotare.
.
.
Direzione
A tutta dritta. Respiro elettricità e sorrido all’autista dell’autobus che mi sorride dallo specchietto d’interno. Quella stessa sensazione. Mentre, nell’ufficio del colloquio, la responsabile del mio diletto mi parlava del lavoro di responsabilità che mi sarei trovata a svolgere, guardavo fuori dalla finestra. C’era un palazzo fatiscente, probabilmente del dopoguerra, con una struttura in ferro sul terrazzo, di quelle che servono per sorreggere le grandi insegne che si vedono fin dall’autostrada. Non c’era più nessuna insegna, e chissà quante anime. Ero piena di me. Mentre scendo respiro a pieni polmoni e non mi volto. Touché.
.
.
lunedì 1 dicembre 2008
Marina
Presa coscienza, mi siedo qui, gambe incrociate, senza dover tornare necessariamente dove avevo lasciato. Porto avanti lo zaino da dietro le spalle, lo apro e tiro fuori il secchio che porto con me da un po’ di tempo. Tolgo il coperchio ed immergo le braccia nell’acqua. Chiudo gli occhi. Risuona in testa una memoria, ho sceso milioni di scale dandoti il braccio, una delle mie preferite. Niente di nero, di triste, solo consapevolezza ed accettazione. In fin dei conti, a dispetto della critica, ho sempre voluto immaginare che fosse stata scritta in una giornata di sole, col cuore in pace e felice del trascorso. Mi siedo, chiudo gli occhi e ti vedo, Marina.
.
.
domenica 30 novembre 2008
Diaclasi
Stasera, alla tavolata, ero seduta di fianco a lei mentre parlava di certe cicatrici, mi son voltata e ho visto i suoi occhi pieni di lacrime. L'avrei voluta abbracciare. Ho distolto lo sguardo e ho fatto finta di non essermene accorta, per non metterla in imbarazzo e per non peggiorare la situazione. Un giorno lontano qualcuno le aveva preso la mano e poi, dopo anni, le aveva rivelato il nascondiglio. Era troppo tardi per fermarsi a guardare, per assaporare quel che c’era ancora di dolce, per non sentirsi dire di mettersi l’anima in pace. Non c’era giorno che non desiderasse. Non c’è notte che non sogni.
.
.
sabato 29 novembre 2008
Nirvana
Silenzio tutt’intorno e scivolo nel blu, via dal resto. Muovo le braccia e sono già metri più in là, trattengo il respiro e nient’altro. Vorrei poter stare così per almeno altre sei ore, sospesa, andar veloce senza passi, scivolare, senza freni, senza forza di gravità. Riemergo solo per riprendere fiato, poi torno giù, dove non esiste notte e non esiste giorno, non i posso né i vorrei. Qualunque cosa è immersa in un solo possibile colore e tutto il resto è fuori. Non i rumori né le facce stanche, e nemmeno la pioggia, o le rondini. Solo io. Come un pesce.
.
.
mercoledì 26 novembre 2008
Annosità
Sarai un cielo di primavera e ti riconoscerò. Dopo scontri fortemente perseguiti e frasi dette apposta per colpire, dopo che il tempo avrà arato la terra e dissotterrato i semi, torneremo a guardarci negli occhi e a riconoscerci, da estranei. Mi ricorderai di quella sera d’estate, seduti su due altalene, in cui mi hai aperto gli occhi, ti parlerò di quella mattina presto, d’inverno, quando forse svegliammo qualcuno. Ci rideremo su. E ti racconterò di tutti i dopo che non sai. Parleremo senza parlare e saranno gli occhi, a ridere.
.
.
Calore
Di doni ricevuti ho il cuore pieno, tra parole dolci e gesti delicati, gente amata, rimasta, andata, cercata, trovata, mai per caso, credo. Persone pazienti, dall'animo benevolo, che sorridono ai capricci, convincono ritrosie, e fanno di virtù necessità. Fondata la casa e montata la caldaia, ritrovo qui la mia serenità, metto il pigiama, spengo le luci, accendo il camino, mi siedo e chiamo il gatto. E ascolto: "è una canzone che può essere solo di un certo autore, dedicata ad una persona in particolare che ha nel suo nome il canto del mare, una persona nobile, dal sangue blu, come blu sono le onde del mare e come blu è il suo colore". Un cortese assenso, a te, Gentile, senza altre possibili parole.
.
.
martedì 25 novembre 2008
Sviluppi V
Nell’attesa ho girato nella stanza per lungo e per largo, imparando a memoria le abitudini, i limiti, i paletti, i confini. Col tempo la parete di destra si è assestata, quella di sinistra si è ammuffita e di porte solo l’ombra. Allora ho allungato un braccio e l’ho disegnata io, proprio come la volevo io, con la maniglia sferica giallo oro, gli infissi di ferro battuto con i ricci, le tavole di legno una affianco all’altra laccate lucide. E sono uscita. Non volevo, ma ho letto messaggi in codice, concetti impliciti, silenzi pallidi. Di piombo se ne è parlato e forse se ne parlerà, di zavorre, per tempeste passate, lasciate lì, per sicurezza. Ma io che c’entro, il mio albero diceva altro. Io non c’entro. La musica la sento, ma mi hanno detto (mi sono detta) che è solo l’impressione, ed ho finito per convincermene. Sono uscita, ma la porta è accostata e gli occhi ancora chiusi. Fammi tornare.
.
.
Di autoconvincimenti
Mi sono richiamata all’ordine talmente forte che adesso quasi ci credo davvero.
.
.
mercoledì 19 novembre 2008
Bastione
Nella notte fonda della città, camminando piano, cerco con la mente il lato giusto della torre, il lato opposto dei pensieri della corrente del fiume. Mi fermo un attimo per non perdere l’equilibrio e vedo nel viso di chi mi sta affianco un posto lontano. Fermi su una balconata, appoggiati alla ringhiera, guardiamo dall’alto chi dice che la guerra è qui, fradicia di fame. Una luce verde incide gli alberi della quiete e apre un foro nel buio dell’ignoranza. Una voce narrante diventa bocca ed un colpo di pistola diventa folla. Sorrido e abbasso gli occhi.
.
.
Burla
Si sfila la pelle ad ogni chiaro di luna e se la rimette per preferire chi non c’è a chi c’era. Si spoglia di una certa identità e la ripone per bene nell’armadio, decanta la propria leggerezza ad una bambina come farebbe un cantastorie d’altri tempi. Vende immagini a caro prezzo. Il vestito da sposa, color del pianto, lo rincorre da una vita con una rosa in mano, tentando la scalata di un uomo alto non di più di un nano. All’anagrafe gli hanno regalato una mantella, unico dono di una vita, per questo ci tiene, e si vede, non la mostra a chicchessia. Torna indietro e la trascina sulla sua misera via.
.
.
martedì 18 novembre 2008
Apprendimento
Un modello per eccellenza. La notte entra negli occhi ed insieme a lei predono forma le storie raccontate a quattro occhi da chi ne sa più di me. Dalle parole abusate a quelle usate, un filo di lana rossa dalle mie dita alle sue. Il principio della modernità è una diga di cemento armato e mi si chiede indietro la scocca. Basta una vita piegata al lavoro, di chi non deve niente a nessuno, che lascia il posto ad un libro ricevuto senza chiedere nulla, a farmi incamerare l’aria a pieni polmoni. E’ così bello dover qualcosa a qualcuno. E scegliere a chi doverne. Rivendico buoni pensieri e sani principi. Invece di adularla, insegnatele che la menzogna è l’origine di ogni male.
.
.
domenica 16 novembre 2008
Identità
Marchio a fuoco le differenze. Tiro la corda e porto in superficie il secchio del pozzo della collina più alta del Mondo intero. Si svende magia. Nell’armadio del prete ho trovato una croce di fili di lana e alla festa del creatore ho visto gente volare. Io vivo di passi verso di me e di sentir chiamare il mio nome. Il lunedì sera vedo passi e sento chiamare, ma chi tradisce, come tradisce per cercare di arrivare a me, tradirebbe me per cercare di arrivare altrove. Il prossimo lunedì gli venderò che vivo ad Atlantide e che mi chiamo Artemide, per non vomitare.
.
.
Senza traccia
In un giardino alberato, d’agosto, con il sole basso dietro ai palazzi, un ragazzo e una ragazza parlano di un libro. E’ un libro di quelli complessi, con molti personaggi, alto quanto un dizionario, donato da una madre premurosa. Cosa faresti se non mi sentissi più? Scriverei di te sul muro della mia afflizione e a chi mi chiederà chi sei, racconterò della tua vocazione al pianto e di tutto quel che non sei. Riconoscerai te solo te e quando passerai di qua busserai alla mia porta. Treno in partenza e acido lattico di corteccia cerebrale.
.
.
mercoledì 12 novembre 2008
Fotocatalisi
Leggendo delle riflessioni su un periodico nazionale mi torna in mente, senza nessun apparente nesso, un film visto anni fa; c’era il protagonista immerso in una cultura oceanica, impavido e senza senso del pericolo, che navigava per acque sconosciute con una sola intenzione. Il fine a cui tende un’azione, anche se non espressamente dichiarato, a volte è visibile benissimo ad occhio nudo ed io, disegnate da qualcuno quattro linee di confine, sono portata a fermarmi ed aspettare. Non do credito a chi dice che un libro aperto e spiegato faccia spegnere il lume che permette di leggerlo. Chi non crede nella luce del sole merita solo lealtà artificiali.
.
.
Seconda fase lunare
Una volta uscita a passo accelerato sulla strada pensavo di trovare l’ombra della mia finestra. Le macchine sfrecciano e falciano persone, e spazzano via ogni pudore. Genti che gridano, straparlano e schiamazzano cose che non direbbero mai con uno specchio davanti. Rientro e con sollievo ritrovo il mio giardino, rientro nel mio, dove la grazia non conosce alcuna merce di scambio. Quando mi assegnarono una mansione di carattere prevalentemente intellettuale, mi prefissi un vago obiettivo. Lo puoi trovare scritto su uno dei quattro lati del mio armadio.
.
.
martedì 11 novembre 2008
Da fuori
Una gabbia di ferro circonda le tue braccia. Fermo, dietro occhi di vetro e bocca di ghiaccio, cerchi di proteggerti dalla primavera di qualche anno fa. Parole senza freni, sorrisi come sabbia di mare, canzoni da non riascoltare, sguardi da evitare, gente che non ci piace, amici da preferire, atteggiamenti da annunciare, prismi da decifrare. Dove son finiti? Il passato è remoto ed il futuro è già qui, non aspetta. E’ possibile accettare, senza demolire per comprendere quel che non si vuol capire.
.
.
lunedì 10 novembre 2008
Forme
Un’arte ingombrante ed un pensiero da peso specifico del piombo. La sua scultura non entrava da nessuna parte e nella sala del gran galà misero solo la testa. Il naso però c’era, proprio come l’aveva plasmato lui, a punta e sproporzionato. Che l’idea della bugia aleggi ancora nelle sale si dice dappertutto, ma sempre rigorosamente a bassa voce. Ieri mi hanno detto che chi non provoca non è. E io oggi ci penso ancora.
.
.
sabato 8 novembre 2008
Verosimile
Uscì sulla veranda. Capelli castani, morbidi sulle spalle, occhi che scrutano il cielo. Le gocce di pioggia che picchiano sulle foglie appese ai rami raccontano di colori lontani. Ripensa a “da quando sono qui mi piacciono i giorni di pioggia”. Pensa al pensiero di un ragazzo, alla forma del suo viso, alle rughe dei suoi occhi quando sorride, alla mano quando stringe. Si siede sulle tavole umide e continua a guardare. Il cielo si apre. Poi una musica. Buongiorno.
.
.
mercoledì 5 novembre 2008
Molto più di così
Occhi grandi per guardare. Se avesse avuto una lente per ogni stagione, avrebbe dipinto l’essenza della gioventù senza grane, accompagnato ogni sguardo allo scorrere del tempo, ogni mano al suo sposo, ogni mendicante al suo pugno di sale. Tra i banchi delle chiese e le finestre socchiuse delle notti d’estate, vaga in cerca del suo pennello senza crine, di immagini riflesse in occhi altrui, di porte lasciate aperte apposta per spiare, di sogni dimenticati o abbandonati a finir male. Porta speranze e regala illusioni, dona senza chiedere, non cerca nascondigli e continua ancor prima di iniziare.
Occhio di bue nella penombra: luce. Canta sempre senza cori.
.
Occhio di bue nella penombra: luce. Canta sempre senza cori.
.
domenica 2 novembre 2008
Soffio
Piume bianche più della neve, più bianche del bianco di questo foglio. I racconti di chi ha visto portar via un braccio mentre salutava, o una gamba mentre camminava, sono fotografie senza volti e trecce tagliate senza essere sciolte. Una lavagna è sepolta sotto un albero secolare e i suoi gessi sono riversi a terra a formare gocce di nuvole che non portano pioggia. Chiamate qualcuno che non faccia crescere l’erba, che falci alla radice tutto quel che è irriverente, che tolga ogni traccia di disumanità. Piume bianche, più bianche della schiuma di un mare lontano da qui, agitano l’aria che entra nei polmoni, che galleggia nel sangue, che porta elettricità. Tratteggio i contorni per non dire chi non c’è, per lasciare intatto il torace, ed il cuore mio lì dov’è.
.
.
venerdì 31 ottobre 2008
Come nei versi
Avrei dovuto far meno rumore. Silente nell’ombra dell’acero del tempo, d’estate all’ora di pranzo, lasciare al tempo una lettera buttata nel secchio dello scetticismo e non riprenderla più. Nelle notti di dubbi e di occhi aperti non c’è sonno, ma ci sarà pur qualcosa da guardare. Eppure ho imboccato una strada, quella lettera l’ho ripresa, e nell’autobus lo pensavo davvero quello che ho scritto. Non ho nessuna ragione, ho solo dei vorrei. Un vorrei per ogni ora. Quello di due ore fa non l’ho tenuto per me e quello di un’ora fa era di far tornare indietro quello di due ore fa. Anche adesso ho un vorrei, vorrei riuscire a tenere per me, in futuro, tutti i miei vorrei.
.
.
Uno Schroeder senza piano
Il vento, o chissà che cosa, mi porta lontano. Un momento vicinissima e quello dopo distante, di una distanza testimoniata perfino da una striscia di mare. A volte immagino di volare, senza mezzi, tanto meno ali, così, io, solo io in volo. Un volo velocissimo, da dove sono verso sud, verso una terra, ma non per una terra, per un re. Per chiedergli cosa mangia a colazione, che cosa pensa di me, a che ora si sveglia la mattina, di cosa parlano i suoi se. Sono una spugna e cerco quotidianità. Fuochi d’artificio e quadri d’autore, ma quotidianità. E parlo di re.
.
.
mercoledì 29 ottobre 2008
Falsi militanti
In cucina, accanto a una sedia, tenevo il broncio. Il via vai non poteva non riguardare anche me. L’ampolla di vetro mi stava stretta e mi facevo sommessamente sentire, così arrivarono a consolarmi. Mi si spiegò l'impedimento ed io, insistente, credetti di aver capito. Si convinsero e già arrivammo. Tutti chiedevano di me con me lì presente e parlavano di me come di qualcuno lontano dalle loro bocche. Credevano di sapere cosa sentissi senza sapere che l’unica cosa da sentire, lì, erano le loro chiacchiere da autobus. Lasciate il tempo che trovate, che lei il suo tempo l’ha lasciato a me.
.
.
martedì 28 ottobre 2008
lunedì 27 ottobre 2008
Di giorno
Uno spazio limitato in un luogo conosciuto di fatto, una sala d’aspetto di un giorno ancora da stabilire. La porta di vetro scorrevole si apre, un poliziotto si guarda intorno e sbadiglia, un perditempo cerca monete sul pavimento grigio, un’anziana signora crede di essere sorvegliata, le tazzine fanno rumore su bianchi piattini, una ragazza bionda esce dal negozio di articoli sportivi, le scale mobili non hanno occhi, nella libreria non c’è pietà. Non avrò più di cento passi per cambiare idea.
.
.
domenica 26 ottobre 2008
Tu
Ruote, traffico, gente, fanali. Trattengo il pensiero nel tetto più alto che vedo, nel lampione più bianco che accendo, nel gioco più strano che facevo. E’ un pensiero umano, rigato di giallo e portato dal “tu”, su un vassoio di coccio, di piume e di radica blu. Noi è un treno senza fermate, un autista cieco, una galleria in aperta campagna. Sono un luogo con prevalenza di blu e sono in qualunque quadro, quando lo guardi tu. Semaforo e clacson.
.
.
sabato 25 ottobre 2008
Bile
Il verde delle foglie appena secche, il mio elemento, il non essere sola. Stavo affogando e non ero nemmeno sfiorata dal pensiero della morte. Ad un debutto vorrei togliere il più velocemente possibile il velluto; nei finali, i titoli di coda sono illusioni che prendono una forma nella mente di chi non ha capito. Sono arrabbiata, la gente infedele ha lingue che non invecchiano, specchi che non tornano, capelli gretti in cappelli meschini. Sulla porta d’entrata ho inciso delle tacche con il dente della pietà. Lei non tornerà, lui fa finta di niente da una vita. Sono arrabbiata.
.
.
giovedì 23 ottobre 2008
A piedi
Un viso da bambino, un andare non so dove, un soffocante da fare. Gli occhi spauriti, rovinati dalla ferocia della provincia, cercano i miei quando lo incontro, così distanti dal mio mondo eppure così interessati. Sullo specchio che porta davanti a sé vedo, tutte le volte, un orologio di legno circondato da timer luminosi. Non è solo la bocca a parlare, non sono solo le orecchie a sentire, è qualcosa che ha a che fare con la bellezza e la bontà.
C’è ancora spazio per la bellezza.
.
C’è ancora spazio per la bellezza.
.
mercoledì 22 ottobre 2008
Coraggio
Mi sono svegliata con il fiatone. C’era un’altura, una scalata e poi un vuoto. Penso ai miei sogni, a chi li popola, in quale mondo. Quando sorpresi il protagonista del mio libro prediletto ad arrancare sulla collina, a scoprire che il suo eroe non era altro che un attore profumatamente pagato, non pensavo mi avrebbe segnato così. Invece ora ho una mia collina, tutta personale, che prende forma a seconda degli eventi, e del loro motore.
Vorrei arrivare, senza paure, anche solo per vederti scrivere.
.
Vorrei arrivare, senza paure, anche solo per vederti scrivere.
.
lunedì 20 ottobre 2008
Fiato corto
L’inquietudine vive nello stomaco e mastica chicchi di caffè non macinato. L’aspettare una notizia, l’attendere un segnale, il pensare intensamente a qualcuno che non c’è. Un po’ come quel pomeriggio in cui lasciai, durante l'ora della qualità, una frase su un banco per chiunque fosse passato di lì, che avrebbe immaginato un uomo o una donna che scrive con la noia che annega negli occhi, pensato al senso del concetto e buttato ad indovinare uno stato d’animo. E’ ancora lì, al terzultimo banco di un'aula undici. Non tutto cambia anche senza di me.
.
.
Erba alta
Se mi avessi detto di aver paura sarebbe stato tutto più normale, ti avrei coperto gli occhi con le mie mani e portato dove il senso non resiste. Ricordi? La notte tra i palazzi è solo un passaggio per la luna. Non ne parlo no, ma è che stasera nelle tasche della giacca ho ritrovato quello che era il tuo perché, il tuo donare luce a chi di luce ne ha già. Il tuo perché è qui con me, tra le onde d’acqua dolce e le ciglia dei visi increduli, tra chi non ha il coraggio che avevi tu. Se lo sapessi mi odieresti. E se mi odiassi lo sapresti già.
.
.
giovedì 16 ottobre 2008
Transnazionale
Chi crede che la realtà sia quella che si vede e quella che si tocca ha nei pensieri una biglia di vetro che scorre su una lastra di vetro in una stanza di vetro con il pavimento di vetro. La realtà sono io in piedi in una via di campagna, col sole alto ed il grano intorno. Sono io che credo senza cercare, che chiamo per trovare, che mi spendo a non far comprare. Sono io che aspetto ed intanto cammino, che spalanco una finestra e spero nel tempo. Sono io che ascolto e concedo e regalo per tutto fuorché altruismo. Sono io su quella via e non nella mia stanza.
.
.
mercoledì 15 ottobre 2008
Reclame
Un fare mordace ed una forte ironia scavano solchi in un lungo campo diligentemente arato. Una parte della mia giornata è stata assorbita da chi mi sa far ridere ed imparare. Gioca e impara con Sapientino. Chissà quanto è dovuto ad un’infanzia da tv. Non amo chi ama le pubblicità e la loro arroganza algoritmica; la ricerca senza sosta del numero naturale più grande che divida degli interi. Diffido delle imitazioni.
.
Prima fase lunare
Cercai terra battuta per il terreno dell’abbandono. L’incostanza e la frugalità centrifugano le stelle, un cielo dipinto sempre di notte, copia di sé, nel silenzio di una sonnambula. Un cercare disattento e a tempo perso ronza intorno al mammifero erbivoro e poi fascia la testa dell’attendente. Guardai dalla finestra e non vidi nessuno, all'infuori di qualche soldato. Non voglio passaggi.
.
.
lunedì 13 ottobre 2008
Dardo
Giunta ad una quota non ragguardevole, ma pur sempre ad una distanza dal terreno, c’è stata una discesa non definitiva. Ho annotato su un diario di bordo i balzi atmosferici matematicamente misurati, le cadute in picchiata non senza doppia sicura, le escursioni d’aria finissima con polmoni d’acciaio, le traversate blindate ad oltre cento nodi. Preservavo gelosamente un credo nell’avere tutto in un pugno, ottenevo ogni cosa ed ogni contrario, battevo i piedi ed alzavo le spalle, mi bastava trattenere il respiro per non farmi vedere. Ed ogni teoria doveva avere il suo senso. Le cose stupide mi hanno camminato davanti.
.
.
sabato 11 ottobre 2008
Passerà
In un posto che non so c’è un lago senza barche e un battelliere sulla riva che mangia la speranza. Nelle trame del tempo ha perso un nastro d’oro ed ha custodito un timone di riserva per le giornate buie. Veleggia in un nome di donna.
.
.
giovedì 9 ottobre 2008
Ludione
Mi disse di pensare che fosse meglio così, ma non come consiglio. Mi accusò di pensarlo. Ed invece, proprio mentre parlava, io mi ero persa a pensare al piazzale, su come potesse contenere meno gente di quella immersa in una folla umanamente immaginabile, e su come i proprietari, che ne avevano deciso la portata, non dovevano essere stati sconvenientemente ottimisti. Ci sei? Sì, sono qui, pensavo alle tasche dei tuoi jeans. Non mi avrà creduto e non lo biasimo. Però che almeno c’entrasse con quello che conoscevo a memoria era vero. Un caso di una fune che giustifica il masso, sì ok, una fine che giustifica il mezzo. O un fine.
.
.
mercoledì 8 ottobre 2008
Lucro cessante
Ossigeno o idrogeno, non mi interessa più. Cercami di più, nelle rotte delle baleniere al largo delle Antille, tra cumuli di cenere e muri di bambù. Ti scrivo di me, di quello che non sono, perché quattro meno tre non è difficile. Non è difficile. Cercami di più, perché domani è una sfera di vetro piena e liscia ed un rapace l’ha puntata. Cercami di più con la verità del sapore di una terra bruciata che è da mesi senza pioggia. Che io m’abbandoni non ci credere, lascio un annuncio, appena un segnale, ho il sangue freddo per dire “qui inizia lo speciale”, ma, attento, non dico che vado e nemmeno che aspetto. Ma tu cercami di più, come per il gioco. Affogo false paure dentro il tino dell’anonimia e quel che ne traggo è un dado di legno gonfio di umidità. Cercami di più, non vendo niente, non catene e costrizioni, non Eulero e la sue olomorfe funzioni. Cercami di più. E cerca la luna dentro a un pozzo.
.
.
lunedì 6 ottobre 2008
Senso
Chi oggi ha cucinato mi ha chiamato plongeur e dorme già. Io ho i brividi. A volte vorrei avere ancora 6 anni per non sentir remore nel chiedere aiuto anche quando se ne può fare a meno. Ero avvolta in una coperta di lana a quadri e scendevo sospesa una rampa di scale senza muovere un muscolo, passavo di braccia in braccia ed avevo gli occhi chiusi. Lei quella mattina mi affidò a cure certe, eppure mi risuona ancora nelle orecchie il bisbiglìo del suo malincuore. Mio fratello e mia sorella tornavano da scuola ed erano già grandi.
Mio padre mi chiama ancora “tesoro”.
.
Mio padre mi chiama ancora “tesoro”.
.
domenica 5 ottobre 2008
Carezzevole
Da quando i pensieri nella mente fanno rumore ho deciso di fumare per rendere tutto meno evidente. Lungo la strada la gestualità mi aiuta e nascondo una parte del senso di non bontà che da un po’ mi ingoia. Saluto conoscenti e parenti, lego insieme sorrisi e magoni, salgo nella speranza di non trovare uno spazio vuoto. Voglio e non voglio star solo. Lo sfogo, idealmente, mi fa immaginare in un certo territorio a consumarmi per trovare lo sbocco per altri luoghi. E non è così. Il mio sfogo è verde scuro.
.
.
venerdì 3 ottobre 2008
Baglio
Aveva dimenticato la ragione per cui credere in un certo intento ed era rimasto a metà strada, al centro di un incrocio deserto, in mezzo ad un temporale. Forse arrivava da un rigoroso quesito matematico o forse da una notte con la tempesta di sabbia, certo era che qualcosa aveva corroso i suoi pensieri e i suoi domani. Lo trovai sotto un lampione, presumibilmente deciso, che giocava con un nodo e con qualche rancore. Gli porsi la mano, aprì la sua e fece cadere le lacrime, raccolte per ricordo (e per promemoria) in un giorno lontano. La luna era una ferita.
.
.
giovedì 2 ottobre 2008
Sviluppi IV
E’ cambiato qualcosa e calpesto ancora quel pavimento. Un punto, vah. Dopo un breve cammino intorno al centro sono tornata nell’ultima stanza. La pazienza non mi mancava, sono piena di impazienza. Ho portato il mio lavoro a termine, aspetto nuove direttive ed intanto inganno il tempo. Un elicottero passa più volte in un giorno sopra la mia testa, da un paio di stagioni porta luce con un faro, ma non scende mai nessuno. Un prode senza cavallo è dietro la mia porta e canta ad alta voce, ma quando sente i passi avvicinarsi smette e fa finta di niente. O non gliene importa o si prepara per l’avvento. Guardo su e ripassa. Mi siedo. Almeno scendesse una scala.
.
.
Fluviale
Freno motore. A che punto finisce il lecito? Se non lecito, normale. Non è il mio, non mi interessa, è il tuo. L'altrui lecito. I capelli li ho tutti in testa ancora, manca solo qualche principio. Se non principio, avvio. Allora, come è cominciato? Sono andata a passo accelerato contro un principio, non avvio. E’ lo stile, il modo, che mi fa cedere. Anzi non è lui, sono io che decido, sempre. Non riesco a dormire. Devo essere ubriaca, se mi vedesse chi mi conosce bene direbbe “c’è qualcosa”. C’è? E' inutile il "non lo so". Lo so, ma sarò ubriaca, sicuramente. Che stupidaggine, era meglio il “non lo so”. Non dormo, beh dormirò domani.
.
.
venerdì 26 settembre 2008
mercoledì 24 settembre 2008
Senza appello
Pendeva dalle sue labbra e gli concedeva lunghi respiri. Dal racconto che ho ascoltato con attenzione ho immaginato che fosse successo di giorno e, nonostante abbia ancora questo dubbio, non chiedo altro e gli dedico anche il mio, di giorno. Un pigiama azzurro candore cammina senza scivolare e non lascia dietro di sé briciole da seguire. Una madre si augura il pianto del proprio bambino ed una nonna pensa segretamente di aver sbagliato tutto. Nel contratto non c’era niente di vero, nemmeno il Vero. Senza ipocrisie si chiamerebbe col suo nome. Ma come farà a non avere gli incubi la notte?
.
.
Capricci
Quello che arriva a me è un’interfaccia, un dispositivo terzo, un insieme di canali e di fili di collegamento. Usando un’immagine a me più congeniale, sono davanti ad una porta e riesco ad intravedere quello che c’è al di là solo qualche volta, come quando entra ed esce qualcuno. Mi alzo sulle punte, mi sporgo in avanti, diciamo anche che mi sbilancio. Non ho scudi e non ho armi, ho votato scientemente per la vulnerabilità. Mi sono andata ad infilare in un rischio, e stavolta, insolitamente, potrei anche non cadere in piedi. E poi sento di non essere al centro dei pensieri, "che non sia mai". Già mi sto stranendo. Certe mie disattenzioni, seppur brevi silenzi, non sono di certo da me.
.
.
Chi c'è
Facce vecchie e facce nuove. Un rincontro inatteso. Ne parlai, a mio modo ovviamente. Quello di cui avrei bisogno non è niente di tutto questo, serve a poco, ma non serve a niente. Non fuggo, non me lo perdonerei, non chiedo nulla, vorrei sempre che non ce ne fosse bisogno. Questi mesi sono volati. Non per merito mio èh, o almeno non solo mio. Comunque, eccoci di nuovo qua. L’aula a volte era deserta, sai? Il mio problema è che sono incontentabile.
.
.
martedì 23 settembre 2008
Sonno
Una farfalla è nata in Febbraio. Foriere di una pace sperata, le ali lente, in progressione, scuotono ore passate nel silenzio di una cantina. Prescinde dal resto, raccoglie tempesta, scivola su fatti di cronaca blu. Non nega evidenze: tiene con sé la pozione del mago. Sfiora i pensieri da sonno mancato, prendendoli per mano e per quello che sono, foglie date in pasto al vento dell’ultima ora. Vuole, deve, credere, non, solo, in, un, dio.
.
.
lunedì 22 settembre 2008
Premura
Le cose non dette son quelle che preoccupano di più. Iniziato un certo cammino cerco di non vedere altro che la meta, che sia una reggia o un igloo, ma quello che mi circonda è forte e, per quanto mi sforzi, distoglie e infastidisce. E’ tutto frutto della mia fantasia, mi ripeto, eppure mi sembra di cogliere qualche segnale. Non mi convince. Sul tappeto di velluto rosso, lungo chilometri, intravedo qualcosa da lontano. Una sagoma, capelli lunghi raccolti, una lettera sul turbante. E una cinta, rotta lungo il cammino, torna a stringere. E che sia, ma che non sia non detto. S’il vous plaît.
.
.
domenica 21 settembre 2008
Meno un numero
Il dato di fatto è che detesto soffrire il freddo. Ed il freddo è un sintomo, non di certo la causa. Stamattina mi son svegliata presto ed avevo il viso congelato. Eppure c’è stato un tempo in cui uscivo quasi tutte le sere d’inverno e stavo tutto il tempo fuori, lontana da cervelli a corto d’ossigeno, e camminavo veloce senza pensare al vento. E ci sedevamo su delle lastre di marmo freddissime. Ho impressa in mente un’immagine in cima ad una scalinata, sulla sinistra, sotto una statua secolare. Del freddo non me ne importava proprio niente.
.
.
Apnòico
Tra tutte le cose che potevo trovare ho trovato il meglio. C’è stato un certo momento, non meglio individuato, in cui una parete è stata ridipinta di bianco; il proiettore manda immagini in movimento, rigorosamente a colori, io a casa mia e lui a casa sua. Il gioco delle differenze è uno dei miei preferiti ed in questo caso è fin troppo facile, più che altro perché le parti uguali sono totalmente sovrapponibili e non lasciano spazio per dubbi sul resto, che è completamente diverso. Sì certo, nessuna cosa è uguale ad un’altra, ma ce ne sono alcune che non hanno proprio pari. Questa di cui parlo io ha un nome di persona.
.
.
venerdì 19 settembre 2008
Gioco
Tra i miei segreti rileggo le nuvole, lascio impronte celate da fette di pane e note di blu. Tra i miei segreti nascondo canzoni, ritrovo visi e cancello virtù, e se quelle note per caso le sento, magari in un bar o in una stazione, faccio finta di niente e continuo a sorridere, lascio acceso un barlume di attenzione e corro via, possibilmente lontano. I miei segreti sono occhi stanchi, per il lavoro o per un pianto, non hanno paura del buio, ma vogliono luce, a volte, la notte. I miei segreti sono dappertutto e non mi vengono mai a cercare. A bisogno mentono, e raramente si lasciano attraversare.
.
.
In fondo
Non cerco un senso che già ho, ed anche se non l’avessi non lo vorrei lo stesso. L’esclusività scende giù dal naso ed io ho ripensato a quando studiai le tecniche malsane dell’Antico Egitto. Per ricordarmi di te, tra qualche anno, dipingerò un nodo sul fondo della tazza da tè, nominata in fretta e senza attenzione durante una telefonata inaspettata, e quando non ricorderò più nemmeno il significato del nodo, me lo farò ricordare da te. Ti assegno un compito, fai attenzione: resta quanto vuoi e riparti non senza addii. Stando alle ultime notizie, voli ad alta quota.
.
.
giovedì 18 settembre 2008
Assestamenti
Quando risposi al telefono una folata d’aria umida e soffocante pervase all’improvviso il corridoio. Una chiamata senza saluti, un annuncio affrettato e supplichevole. La immaginai in un istante davanti a me, come se ne potessi intravedere lo scheletro, tutte le ossa perfettamente strutturate ed unite nel loro ordine funzionale, però senza legamenti. Andammo via, frettolosamente, senza spiegazioni. Aperta la porta, lasciata accostata, trovai lì, incustodito, il segreto per la trasformazione del metallo in oro. Niente di venale.
.
.
martedì 16 settembre 2008
Forse
Quella sera che gli disse “nella mia mente c’è tutto fuorché te” aveva dimenticato le conseguenze delle cose, la potenza di qualcosa che non si vede, né si tocca, ma che c’è. Credeva di essersi liberata, e adesso mendica, come può, la mappa che la riporti alla sua prigione. La radice di un albero che deforma l’asfalto fa il suo lavoro senza farsi vedere. La zingara sul ciglio della strada chiede una chiave in cambio del segreto che spieghi l’arcano, che sveli, nonostante l’evidenza, il vero. Ha trovato una scusa sbagliata, ma è a portata di mano e non riesce a rinunciare ad un, seppur improbabile, tesoro nascosto per cui chiedere il riscatto di sé. Forse ha aspettato troppo e ha scelto male. E’ già sera e nessuno si ferma. Forse.
.
.
A vela
Cosa ti devo dire, vorrei pensare meno. La cecità mi manca e con lei è andato via anche qualcos’altro, e qualcuno. Hanno camminato sulle loro gambe, come sempre e come ho sempre voluto. Nessuno deve cambiare per far contenta me, a parte me. Oggi ho avuto per tutto il giorno un pensiero, intervallato da cose di poco conto. E’ un pensiero con sembianze familiari, genuine, carezzevoli ed impalpabili. Ed ha un fumetto accanto allo specchio.
.
.
domenica 14 settembre 2008
Un punto. Attesa.
E’ un albero senza fiori, che aspetta da una vita la primavera. La vide una sera da lontano in un vestito di chiffon imbastito in fretta per l’occasione. Si fece (arbitrariamente) forte e a fronde gonfie di vento, non so come, si sbracciò. Raccontarono che annaspava in un sorriso amaro. Perché lo sapeva che era l’impressione, la trasposizione dell’idea, l’odore acre dell’aurora australe, l’ombra lunga della fine della fiera. La fantasia soffia in alta quota, prende vite e le separa, prende stelle e le avvicina, prende un fucile e spara. Il biglietto all’aeroporto non lo chiede, basta il rischio di un clochard, negli occhi ha la sete e sottobraccio una finestra per l’aldiqua.
Blu notte. Ogni cosa ha il suo blu.
.
Blu notte. Ogni cosa ha il suo blu.
.
venerdì 12 settembre 2008
Luce
Una vocetta coscienziosa inoltra una richiesta professionale ad un superiore, con una dolcezza ed una diligenza tali da non poter dire di no. Seduta su una sedia più alta di lei sembra voler dire, ed infatti lo dice, “sono qui”. Messo lo stetoscopio e sentita l’autorevolezza è soddisfatta così e non si oppone alla fine del non gioco, entrata di diritto, e fortunatamente subito dopo uscita, nel mondo dei corrotti. Vòlta il suo volto verso il mio e chiude gli occhi in segno di assenso. Ha su di me un preciso potere incondizionato.
.
.
domenica 7 settembre 2008
Vari limiti
Nel mio personalissimo reale, due fasi puntuali, che si ripresentano ogni volta nel nuovo, ed anche adesso, per l'appunto, sono susseguenti l’una all’altra e si passano il testimone nel momento in cui la distanza tra un massimo ed un minimo raggiunge un certo picco non prestabilito, ma esistente. In tante parole, il mio professore di matematica lo chiamava teorema di Weierstrass, quello di macroeconomia costo opportunità, quello di marketing bisogno latente, quello di finanza arbitraggio, quello di politica economica redistribuzione, quella di microeconomia trade-off, quella di statistica discreto, eccetera, eccetera. In poche parole, in una funzione continua f in a,b, la successione tn ha una sottosuccessione tkn che converge a x2 (appartenente ad a,b). Per n che tende ad infinito, f(tkn) tende a f(x2), limite superiore unico.
La chiarezza non è tutto, èh.
.
La chiarezza non è tutto, èh.
.
venerdì 5 settembre 2008
Da brolla a ferace
A dispetto di quel che dicono, il mio nome non è uscito da un sogno, e nemmeno il mio carattere ed il mio umore. Ha cullato, ha tolto spine di rosa, ha tenuto a bada i mostri, ha tagliato ortensie rampicanti. Lungo il corridoio avanti e indietro, tenendomi lontana dal quadro davanti alla porta, mi teneva sospesa tra due cuscini e pensava alle varie possibilità; se le avrei mai letto la mano, se le avrei mai dato un canto in dono, se le avrei mai offerto un fiore, se mi avrebbe mai visto cadere. Se anche dopo di lei sarei rimasta uguale.
Dice “la ragazza aveva il nome dei figli sulle mani”.
.
Dice “la ragazza aveva il nome dei figli sulle mani”.
.
giovedì 4 settembre 2008
Perseveranze
Forse fu una catenina, andata persa dentro gli occhi di un altro, oppure una canzone alla radio che parlava di novità o forse solo evidenze accantonate nell’angolo più vicino. Poi prove. E nuvole. E temporali. Rispondeva con parole decise, dritte e veloci, ma l’essere convincenti è altro dalle parole. Una sottaciuta alterità era da sempre il suo forte, e a lui tutto sommato piaceva così. E proprio così le diede lui stesso, in buona fede, le ragioni di lamentele negate. Lei disarmava e aveva un pugnale nascosto tra i capelli. Attento ora, guarda che torna. E stavolta ha imbracciato un fucile.
.
.
Ritrovi
Chi cercava un altro terreno (qualcosa che ha a che fare con le Piramidi), ha abbandonato i suoi intenti e ha rinchiuso le spezie dentro un barattolo ermetico. Si è messo in testa strane cose ed è tornato dalla ricognizione fingendo di non sapere. Non mi accollo il compito di ricordargli chi sono, non ce n’è bisogno. Sorrido e, amnesia in calce, mi diverte. D’altronde un pomeriggio di qualche mese fa, mentre studiavo in cucina, mi fece sapere che sarebbe tornato. Facciamo che l’intenzione conta.
.
.
martedì 2 settembre 2008
Corrente
La notte ha gli occhi aperti e le braccia conserte. Accoglie gocce salate sul palmo della mano e le custodisce in cassette di sicurezza. Ascolta le noncuranze e le sussurra a chi è seduto sulle panchine delle città. Scivolo di notte tra le strade deserte e penso a qualcuno. E a quanto sia afosa l’aria stasera, piena di meritocrazia. Poi arrivo da qualche parte; si arriva sempre da qualche parte, dicevo una volta. Chi sa cosa penso di me?
.
.
domenica 31 agosto 2008
Altro
A volte mi capita di passare davanti casa sua. Guardo verso la finestra della sua camera e spero di non vedere la luce accesa, allorché tiro un sospiro di sollievo. La mia ragione arriva quasi dappertutto, ma non lì. Conosco a memoria ogni angolo di quella casa, ogni stanza era un rifugio, ma in fin dei conti non sento nostalgie né rivendicazioni. E' altro. Viene da lontano. E' un’idea strana, forse di privazione, ma rotonda e piena, rossa e nera. 20 anni fa, una sera d’estate, camminavo con mia madre, mia sorella e mia nonna, andavamo da una vicina; ad un certo punto mi voltai e vidi mia sorella sotto braccio a mia nonna. Sono una viziata.
.
.
Piuma
Gli attendenti sono fermi al varco ad aspettare, attenti, un cenno. Li guardo senza farglielo notare e prendo tempo, e ne ho da comprare. C’è altro. Quando ti stancherai di me, dammi in dono ad un impiegato d’ordine, mi farei più piccola di una formica, passerei in silenzio tra la fila e me ne andrei a Timbuctu. Il pensiero resterebbe certo al punto di partenza, ma lo respireresti solo come respiri l’aria, e cosa c’è di più sollevante di un fastidio impercepibile. E poi, zitto zitto, tornerebbe da me.
.
.
sabato 30 agosto 2008
Documentario
La mia sacca è piena di strumenti strani, creati apposta per (in)quadrare, forniti da maestri abili, che in mano diventano lenti colorate e bolle di sapone attraverso cui guardare. Ne estraggo uno a caso, che tutti portano allo stesso risultato per finalità originaria. Un bilancio. E’ color del cemento armato e mi rende un consuntivo: l’estate ha portato in dono delle rime, estratte da un cappello da mago. Non so come siano le falangi delle sue dita quando la mano è tesa, oppure quando è raggruppata in fase di scrittura. So solo che ha un’ombra di matita. Il senso è anche il mio.
.
.
venerdì 29 agosto 2008
Essere in testa
Nella città più popolosa si produce tanto ed i puristi (ora dei fiori) sono diventati i nuovi profeti. Gli albatri hanno lasciato l’origine del sole con i becchi pieni di plastica. Proprio così, hanno riempito la bocche di parole di plastica e le hanno sputate nei grandi laghi. In tutto il mondo c’è qualcuno che aspetta di vederli, anche in differita, e loro lo sanno bene. La storia del mercante che regala perle non regge più oggi, tutti contano e sottraggono e io ho due perle negli occhi. Gli albatri torneranno in appendice, loro malgrado, senza riuscire a fare a meno del moderno imperatore.
.
.
martedì 26 agosto 2008
Brividi
Frida è una donna, ha occhi chiari e scarpe nuove. Cerca le chiavi di casa nella buca della talpa mentre un coniglio le intima di non guardare. Dopotutto sfama la bocca della familiarità, lei si fida ciecamente e spera in altri appigli. Nel campo arato di fresco, accanto alla strada sterrata, gli arieti guardano fissi la luce della finestra dell’ultimo piano e non hanno muri da sfondare. Tutto silenzio. Stasera ho avuto la pelle d’oca.
.
.
lunedì 25 agosto 2008
Invenzione
Tra le tante cose passate in rassegna negli anni, c’è una certa dottrina che in un verso o nell’altro non mi lascia mai in pace. E’ quella in forza della quale alcune azioni sono tutto fuorché immotivate, e per cui la forza scatenante, senza giri di parole, è sempre la stessa. La gitana, che non indossa altro che pantaloni, ha finito il suo ballo nel buio dei suoi meriti, e la moneta che portava con sé adesso mostra sempre solo la stessa faccia. L’altra metà dei pensieri l’ha lasciata in un paio di scarpe bianche senza lacci, che, per quanto vorrebbe, non si addicono più alla sua età. Ha perso l’ultimo riscatto offerto ed il prossimo treno non è di certo di quelli a vapore. Ha deluso, sfoggiando sempre lo stesso sorriso.
.
.
domenica 24 agosto 2008
Coscienze
Un possesso esclusivo non elimina i pericoli. Mi si chiese la differenza tra proprietà, possesso e detenzione e non avevo ancora la minima idea di cosa fosse la non serenità. Forse pensavo a questo, mentre due occhialuti mi paravano davanti un quadro non molto attraente. C’era un pensionato che arrivava su una panchina e ci trovava abbandonato il quotidiano del giorno prima. Ma che soggetto è? Non si possono deturpare così i particolari. Credono ancora di aver parlato con me.
.
.
Se, ma, però
Parlava, annuivo e pensavo ad altro. Il minuzioso racconto sul locale multipiano e sovraffollato era interessante quanto la descrizione del letargo di una marmotta. Le mie braccia erano su un terrazzo in centro città, ma i miei occhi erano su un certo pontile, con certi lumi, una certa musica, un certo cuore. Niente al caso. E subito dopo un ripostiglio aperto in alto, una combustione di flotte in dubbi ed un laccio pacifico e impicciato.
Il fuori dal comune non ammette termini di paragone.
.
Il fuori dal comune non ammette termini di paragone.
.
venerdì 22 agosto 2008
Ci sono io
Mi si accenna di un certo evento ma non so bene cosa sia accaduto. Non ho il coraggio di chiedere, per pudore e per discrezione, ma l’indugiare sul passo lungo mi fa venire il dubbio che forse dovrei. Non per curiosità, le mie son altre, né per bramosia, ma per donare una scatola in cui poter restare. Il concetto di utilità è al centro dei miei studi. Quella marginale ha significato del tutto contrario a quello supponibile.
.
.
giovedì 21 agosto 2008
Una primogenita
La pioggia dell’inverno è lontana e le chiavi appese al muro non ci sono più. Ti chiamava da fuori la porta per ricordarti che una figlia si lascia cullare da sola, tu ci credevi quel poco che basta. La voce che rimbomba per le scale pare aver cambiato il colore dell’intonaco, da quel dì. Eppure non piove. Di nuvole ce ne sono da un po’, ma parlano solo di un tempo che non c’è più e di un certo tepore. E di una strada per tornare mangiata in un sol colpo un lunedì mattina.
.
.
martedì 19 agosto 2008
Sviluppi III
Ho abbandonato l’idea di una partenza da più di qualche giorno ormai. Non c’ho mai creduto io, per convinzione più che per timore, con qualche residuo nel setaccio. Già, il cercare altrove un certo senso. Cercare in un luogo una misura che non conosce luogo, che non ha domicilio, né tanto meno dimora abituale. Allora, seduta su quel pavimento, coloro due ali sul muro, sotto la foto tenuta a mente dalla puntina. Di spalle a ciò che è altro dal muro non vedo chi passa e se ne va. Chi è in perenne partenza. I tempi del bianco sono lontani, non trattengo e non disegno più. Coloro e presto matite a chi mi racconta di non averne.
.
.
lunedì 18 agosto 2008
La mia eredità
La filastrocca su chi aveva fame e non rubava aveva il colore del blu e l’odore della polvere dello zucchero a velo. Guardavo dritta avanti verso la porta alla fine del lungo corridoio e le tenevo la mano. “Aiutami tu che io non ce la faccio”. Una retta continua, da tanto affetto per farmi sentire importante a tanto insospettabile senso di responsabilità. Allungavo il braccio e facevo presa mettendo tutta la forza che avevo in corpo, come se a tre anni avessi dovuto tenere io il mondo per aria al punto giusto. Il famoso bastone di cui si straparla lo faceva il comò a metà strada, io ero molto di più. Sono molto di più.
.
.
Bollettino
Un masso di marmo di Carrara. Ecco cosa mi viene in mente pensando ad una cosa così pensante e così ostruente. Che di un pensiero di farci la campana sopra col gesso, senza pensare alle conseguenze, neanche l’ombra. Può anche essere piacevole, può farmi sentir dire “beata te”, può farmi dire “guarda qua”, ma che sia ingombrante è innegabile. Ecco, a periodi prevale il “è piacevole” a periodi prevale il “è ingombrante”. Si dà il caso che adesso prevalga l’ingombro e non so quando e se cambierà il vento. E nemmeno mi va spenderci tempo. Pubblico avviso ai paganti e libero arbitrio agli estemporanei.
.
.
sabato 16 agosto 2008
martedì 12 agosto 2008
Un dono
Uso modi di dire solo per convenzione altrui, onorando il fine primo dell’espressione. Quindi mi rivolgo ora a buon intenditor, appunto. Cosa rara, se non unica, qui, dove alcuni più volte hanno cercato vele ammainate o bandiere issate, senza trovare nient’altro che accenni di rande. Voglio invece adesso essere diretta, a qualcuno in particolare, ma per inteso, non chiaramente. Per una volta trasformare un fine, questo, che non è mai stato altro, in un mezzo.
Ero ferma tra un lago, un bosco, una landa e una porta e non avevo nessuna intenzione di muovermi. Avevo deciso di sedermi ed aspettare, senza chiedermi né cosa né chi, e per assurdo senza aspettare nulla e nessuno. Non avevo niente da chiedere, avevo da fare, avevo da occupare, avevo da pensare. Ormeggiò chi è causa di questa gita fuori dagli schemi. Il rimando ad una canzone amata, un colore preferito, un sogno ricorrente, un gioco all’aperto, un film sentimentale, un viaggio tanto ambìto, un imprevisto messo in conto, un libro appena aperto, un aneddoto sciocco, una notte quasi bianca, una paura disattesa. Una piscina piena d’acqua e deserta, sia dentro che fuori.
A buon intenditor.
.
Ero ferma tra un lago, un bosco, una landa e una porta e non avevo nessuna intenzione di muovermi. Avevo deciso di sedermi ed aspettare, senza chiedermi né cosa né chi, e per assurdo senza aspettare nulla e nessuno. Non avevo niente da chiedere, avevo da fare, avevo da occupare, avevo da pensare. Ormeggiò chi è causa di questa gita fuori dagli schemi. Il rimando ad una canzone amata, un colore preferito, un sogno ricorrente, un gioco all’aperto, un film sentimentale, un viaggio tanto ambìto, un imprevisto messo in conto, un libro appena aperto, un aneddoto sciocco, una notte quasi bianca, una paura disattesa. Una piscina piena d’acqua e deserta, sia dentro che fuori.
A buon intenditor.
.
lunedì 11 agosto 2008
Desiderio
Ho ferito con una spada. Volto la testa all’indietro, ha l’utilità di una brutta giornata. E torno a voltarmi. Non conosco rimpianti. Damocle mi ha regalato un fiore che tengo sempre tra i capelli, all’occorrenza si sporge in avanti e mi sussurra le parole di un ragazzo. Le parole di una sera non tanto lontana, che anche tra 50 anni non sarà troppo lontana. I miei pensieri sono la mia spada e le parole non tanto lontane la mia cicatrice.
.
.
domenica 10 agosto 2008
In posa
Persa una certa abitudine e scardinati i picchetti. Lo so, è più che chiaro e lo dico spesso, facciamo che così mi fermo. Prendo solo le ultime pose offerte, alcune note, altre solo immaginate, e poi mi fermo. Quello che vedi mi interessa, ma è troppo facile. Io mi annoio facilmente, lo sapevi? Invece è difficile immaginare quello che pensi. Io dico che è una donna in piedi sotto l’insegna di un negozio. Ci scommetto. Va bene, mi fermo. Però dimmelo tu.
.
.
Discendente
Il piano terra non era granché, meglio di niente. Una stanza riservata, una questione di famiglia, principi malati ed affetti quasi sani. L’avrebbe reclamata una sorella, fosse stata più furba. Rimase abitata fino all’86, poi fu destinata a ferri da stiro e coperte all’uncinetto, che sanno di giallo solo a guardarle. Dei cuscini con sopra Pierrot a far da cornice al quadretto. Una sveglia del ’51 sul comodino, martelletto e piatti inclusi. Ho ancora il pavimento negli occhi.
.
.
martedì 5 agosto 2008
domenica 3 agosto 2008
Schiarito
Eppure guarda che l’avrei detto che l’assenza conta. Appoggia teorie strane e confuse sulla presenza, sui segni (nell’uliveto), sull’andare via e sul tornare. Teorie che ho ascoltato una volta, che ricordo bene, che inventasti lì per lì. Mi misi a ridere. La vacuità colora i flebili principi e vanifica i però. Diluisce, decomprime, scolora. La tecnica dell'acquerello chiede la tua mano. Daydreaming di Homer Winslow.
.
.
Acqua in vino
Mi ha teso la mano e mi ha tirato su. Sulla terrazza, sdraiata all’insù, guardo le stelle e vedo l’universo. Ho una foto su quella terrazza, sono di spalle al parapetto, appoggio le mani sul marmo ed un braccio mi cinge la vita. Era mattina, ero appena tornata ed ero già in partenza.
Sono un’evasa e, a parte il mio complice, nessuno lo sa.
.
Sono un’evasa e, a parte il mio complice, nessuno lo sa.
.
Croce
La mia vicina di casa piange tutte le notti. Ed urla. A volte parla e nessuno le risponde. Dice “mi fai almeno parlare?”. Delle pause di silenzio e poi ricomincia. In linea d’aria 20 metri. In linea di massima un buco nero.
.
.
venerdì 1 agosto 2008
Tacca
Un bicchiere di plastica dura e trasparente con Silvestro impresso, poco più che trasferello. Una cartella rosa, plastificata, degna di qualche principessa dimenticata nella torre. Poco altro. Molto rosa. Poca quiete. Il vuoto dentro la cartella aveva un senso. Quale? Certe mie zie odorano ancora di naftalina. La paura, relegata sotto un banco, dentro uno scatolone, si era travestita da pastelli colorati.
.
.
Misura
Si può scrivere un sospiro? Ma non di quelli di sollievo, dico quelli che servono per ritrovare un fiato che manca, per scovare un’isola che c’è ma non si sa dove. A nascondino non mi piaceva nascondermi, preferivo cercare e stanare, perdere fiato ed energie. Quando non volevo farmi trovare invece non c’era verso, né rima. Sono protesa verso qualcuno ed ho un filo legato alle spalle; senza il rischio di romperlo non c’è progresso.
.
.
lunedì 28 luglio 2008
Avvisaglia
Respirò a pieni polmoni ed il miele entrò negli alveoli. Lo scambio tra aria e sangue si appesantì di un carico non voluto e la sanità del corpo inquinò quella della mente. Un odore di magnolie sfatte finì per saturare l’atmosfera di montagna, tanto da renderla insopportabilmente irrespirabile. Attenzione, che non si esageri con la melassa. Avvertenza per una brutta piega.
.
.
domenica 27 luglio 2008
Misto lino
Aperto per fasti e chiuso per noie. Non accettiamo banche note, spiacenti. Sorriso in tazza grande? Solo macchiato freddo. Scontrino alla casta con contributo associativo. Prima opinione impressionista e seconda catartica. Pezzo unico, impersonalità pura, 100% lindo, colorazione sintetica. Lavare in lava.
.
.
venerdì 18 luglio 2008
Particolari
Tra una riga e l’altra una coccinella d’argento. Un piccolo particolare così non è da tutti, hai ragione, di nuovo mi prende per mano e mi riporta sulla Terra. Vis à vis trovo tutto più semplice, se ti vedessi in questo momento potrei raccontarti di quando non scendevo mai e di come non mi avresti mai trovato. La pelle è quella che manca e quella che conta.
.
.
giovedì 17 luglio 2008
Previsto
Mani in tasca e braccia stese, colletto attento e sguardo vigile. Personalità schedata e depositata nell'archivio in un tiepido tardo pomeriggio, tra mani che si aggrappano come viti ai filari ed occhi incollati ai finestrini. Un commento a voce alta è rimandato al giorno dopo, descrivendo il peccato e non il benefattore. Passato qualche mese la fisionomia non è la stessa, ma il pretesto non se ne accorge, intento a sottrarre l’utile al dilettevole.
.
.
martedì 15 luglio 2008
Non nuoce
Ritroverò quello che ho perso in un’altra regione, dove le regole saranno andate e le fate potranno scendere dalla collina. Ritroverò tutto, forse non in tatto, ma almeno gentile, dove i canditi sapranno di cacao ed il caffè di malva. Ritroverò quello che ho buttato via in un altro tempo, quando mi si perdonerà per l’abbandono ed i cani da riporto saranno liberi di non tornare. Ritroverò tutto, forse in pezzi, ma almeno completo, quando il SOL suonerà in LA ed il DO in SI.
.
.
lunedì 14 luglio 2008
A maggiore intelligenza
A maggiore intelligenza allego
una porta chiusa male
e luci da accendere sul Bosforo
alla fine del temporale
le tue scarpe rotte nella pioggia
e De Gaulle che lascia l'assemblea
e ti invita a ballare
A maggiore intelligenza allego
un rintocco di campane e un cielo scheggiato
per quando avrai fame
e il mio fascicolo sarà già stato esaminato
e condannami e assolvimi
vendi alla luna una qualunque attenuante
e poi ricomprala
addormentati dalla mia parte
e toglimi questi chiodi dalle mani
toglimi questi chiodi
e dimmi come ti chiami
A maggiore intelligenza allego
una scusa per poterti rivedere
e lettere da consegnare al silenzio
alla fine di un ponte sprofondato nella neve
il tuo sguardo che incendia l'aria
e Pierrot che torna dalla Crimea
e vorrebbe essere un moschettiere
A maggiore intelligenza allego
una rampa di scale e un bacio appassionato
per quando avrai freddo
e il mio caso sarà già stato scordato
e condannami e assolvimi
cerca senza paura la prova mancante
e poi nascondila
guarda dalla mia parte
e toglimi questi chiodi dalle mani
toglimi questi chiodi
e dimmi che non è ancora domani
A maggiore intelligenza allego
il peccato e il peccatore
e dulcinee da soffiare nel vento
alla fine di un'altra stagione
le tue chiavi perse nella sabbia
e Don Chisciotte che insegue la marea
e continua a battersi nel sole
A maggiore intelligenza allego
"i fiori del male" e un carro alato
per quando avrai nostalgia
e il mio debito sarà già stato pagato
e condannami e assolvimi
getta oltre le mura ogni aggravante
e poi dimenticala
risvegliati dalla mia parte
e toglimi questi chiodi dalle mani
toglimi questi chiodi
e dimmi se vai o rimani
una porta chiusa male
e luci da accendere sul Bosforo
alla fine del temporale
le tue scarpe rotte nella pioggia
e De Gaulle che lascia l'assemblea
e ti invita a ballare
A maggiore intelligenza allego
un rintocco di campane e un cielo scheggiato
per quando avrai fame
e il mio fascicolo sarà già stato esaminato
e condannami e assolvimi
vendi alla luna una qualunque attenuante
e poi ricomprala
addormentati dalla mia parte
e toglimi questi chiodi dalle mani
toglimi questi chiodi
e dimmi come ti chiami
A maggiore intelligenza allego
una scusa per poterti rivedere
e lettere da consegnare al silenzio
alla fine di un ponte sprofondato nella neve
il tuo sguardo che incendia l'aria
e Pierrot che torna dalla Crimea
e vorrebbe essere un moschettiere
A maggiore intelligenza allego
una rampa di scale e un bacio appassionato
per quando avrai freddo
e il mio caso sarà già stato scordato
e condannami e assolvimi
cerca senza paura la prova mancante
e poi nascondila
guarda dalla mia parte
e toglimi questi chiodi dalle mani
toglimi questi chiodi
e dimmi che non è ancora domani
A maggiore intelligenza allego
il peccato e il peccatore
e dulcinee da soffiare nel vento
alla fine di un'altra stagione
le tue chiavi perse nella sabbia
e Don Chisciotte che insegue la marea
e continua a battersi nel sole
A maggiore intelligenza allego
"i fiori del male" e un carro alato
per quando avrai nostalgia
e il mio debito sarà già stato pagato
e condannami e assolvimi
getta oltre le mura ogni aggravante
e poi dimenticala
risvegliati dalla mia parte
e toglimi questi chiodi dalle mani
toglimi questi chiodi
e dimmi se vai o rimani
Luca
.
domenica 13 luglio 2008
Consuetudini
Un rullo continuo e sistematico perpetua il suo giro. Dall’interno della scatola non chiamo e non busso, e so già quale sarà il dono. Un’espressione sorpresa e sintomatica si rapprenderà sul volto, immerso e compiaciuto nell’aria afosa dell’estate, trepidante per un’evasione a cui non aveva pensato. L’associare il mare al ghiaccio non è in uso in questa parte del pianeta.
.
.
venerdì 11 luglio 2008
Distrattamente
Trovò per caso un’ultima spiaggia, lasciata incustodita da chissà quale ranocchio rassegnato, racchiusa tra due pezzi di cartone. Una dedica abbandonata e svenduta al primo offerente, passata di mano in mano, con ancora impressi i segni del temporale. Un appello caduto in prescrizione e mai cancellato, a conservare un’attestazione di quello che fu. Ed ora un’ispirazione tutta nuova, un rimando a cose degli altri di qualcosa che degli altri non è.
.
.
Prescindendo da.
Una maga della rete che prepara i suoi ferri mi stringe l’occhio e mi presta una mano. L’aria da sovversiva e la terra da andante mi regalano una parvenza vivace e la memoria meno recente sembra testimoniare una grazia a cui tengo, tenuta stretta da catene e lucchetti. Il blu è dappertutto e l’anima entra in un quadro, ma non qui. Niente anagrammi qui. E’ tutto nel blu.
.
.
giovedì 10 luglio 2008
Il giardino del re
Vorrei qualcuno che vegliasse sulla mia serenità senza chiedermi mai conto di niente. Lasciar cadere una foglia senza sentirmi domandare il perché. Abbandonare il treno in corsa per dire che non c’erano finestrini blindati. Indicare un astro senza subire sospetti. Regalare un libro senza sentir proferire nessun dovere. Tornare indietro con lo stesso biglietto senza trovare per forza qualcosa di diverso.
.
.
mercoledì 9 luglio 2008
Testimonianze
Se dovessi dare testimonianza di frequenze racconterei di un cammino e di una caduta.
In una strada piena di sconosciuti il senso di inquietudine prende il sopravvento e forse per ansia comincia l’affanno. Faccio per sdraiarmi a terra, perdendo presumibilmente il senno, e invece fluttuo: come avevo fatto a dimenticarmi di avere una così preziosa capacità? Resto rasoterra, ma non mi lamento di certo e comincio a nuotare.
Nel bel mezzo di una linea curva, che si avvolge intorno a un punto fisso senza mai tornare su se stessa, non si ha percezione della fine. Scendo senza sapere dove e quando, completamente da sola, e forse per il solito senso di inquietudine, comincio a vacillare. Cado senza rendermene nemmeno conto, perpendicolare al punto fisso, precipito e non ho più quella sorprendente capacità. Atterro tuttavia sul soffice.
.
In una strada piena di sconosciuti il senso di inquietudine prende il sopravvento e forse per ansia comincia l’affanno. Faccio per sdraiarmi a terra, perdendo presumibilmente il senno, e invece fluttuo: come avevo fatto a dimenticarmi di avere una così preziosa capacità? Resto rasoterra, ma non mi lamento di certo e comincio a nuotare.
Nel bel mezzo di una linea curva, che si avvolge intorno a un punto fisso senza mai tornare su se stessa, non si ha percezione della fine. Scendo senza sapere dove e quando, completamente da sola, e forse per il solito senso di inquietudine, comincio a vacillare. Cado senza rendermene nemmeno conto, perpendicolare al punto fisso, precipito e non ho più quella sorprendente capacità. Atterro tuttavia sul soffice.
.
Tenere a mente
Stamattina ho visto un dente in una mano, era adagiato su un fazzoletto stropicciato di carta bianca. Forse stanotte lo sognerò e sarà un inferno. Non era un incidente e nemmeno una disgrazia. Era un evento inevitabile. E sarà un inferno.
.
.
lunedì 7 luglio 2008
Certificazione
Il gioco si serviva di metafore ed imparai da lì ad immaginare ciò che non vedo. L’idea di un gerarca prende forma, trova sostanza e si materializza nella nave degli avventori. Serata di gala, velluti alle finestre e sandali da sera. E’ un modo tutto personale, non credere, il mio censore direbbe "a capofitto" e mi tuonerebbe dall'alto un secco rimprovero, senza acqua. Mi dico di smettere di ideare e mi ritrovo a pensare all’idea stessa. Non riesco a non sorridere: pedalo in salita e sono su una cyclette. Il punto è che non conosco proprio severità, men che meno rigore. E ad ogni capoverso leggo una E.
.
.
domenica 6 luglio 2008
Parapsicostimolanti
Dovrei prendere carta e penna per annotarmi le cose che non sapevo e che nemmeno sapevo di non sapere. Me lo sussurra ad un orecchio il senso della labilità, vestito in doppiopetto e coi gemelli d’oro. E l’impressione che il resto si cambi velocemente e che le tante possibilità fuggano in varie direzioni mi porge il taccuino. Succhio conoscenza. E lui fuma solo su base libera.
.
.
sabato 5 luglio 2008
Sviluppi II
Il corridoio sembrava interminabile e non lo è stato. Il pavimento verde di marmo puntinato ce l’ho ancora negli occhi e le luci al neon che scorrevano una dopo l’altra mi hanno ricordato qualcosa. Dall’ultimo discorso sembrano passati anni, invece sono secoli, almeno tre. Ecco un’altra stanza pronta ad inghiottirmi, parole scritte alle pareti e poco colore. Ci passerò molto tempo, cercherò di decifrare il messaggio, assemblare frasi e convincere parole dolci. Vaniglia. La foto dell’albero è qui con me, rompo la tasca e la appendo al muro con una puntina. Stavolta è più facile.
.
.
venerdì 4 luglio 2008
In Cina?
L’Asia non è poi molto lontana, la barca prende acqua ma credo di farcela. Con un braccio uso il remo e con l’altro tolgo zavorra. Folate di vento sembrano essere dalla mia parte, quella della voglia. Più mi faccio largo tra i faraglioni, che mi nascondono uno dopo l’altro l’orizzonte, e più mi sento vicina all’idea e meno distante dal punto di partenza, o di pausa. Dopo l’ultimo potrei tuffarmi e nuotare, l’Asia non è poi tanto lontana. Tutto è relativo.
.
.
Convitto
Scriverò qualcosa che a leggerla ti verrà da sorridere e che a sentirla raccontare non ci crederai sia proprio io. Qualcosa che capiremmo solo dopo aver bevuto, piena di riferimenti e di rimandi. Colma di soluzioni e scarna di contenuti, come la storiella del grillo tacente e della fresatrice agricola. Scriverò per te forse, ma tu non cercare.
.
.
mercoledì 2 luglio 2008
Metalli
Il primo aveva sempre la testa rivolta dall’altra parte e gli occhi neri come la pece. Il secondo aveva sempre il sorriso in bocca e gli occhi spalancati sulle combinazioni. Il terzo era il petrolio in persona e gli occhi di chi non piange quasi mai. Il quarto era una piscina scoperta d’inverno quando fuori c’è la neve e gli occhi di chi sa tutto ancor prima che accada. Il quinto era quello che ti aspetti sempre ma non arriva mai e gli occhi di chi è a digiuno dall’89. L’ultimo è un pensiero prima del sonno ed una sorpresa prima del giorno.
.
.
Trovata
Ci sono passata da te, era quasi sera e mai mattina, il cancello insolitamente aperto e la persiana sempre chiusa. Ho parcheggiato e mi sono avvicinata. Il gatto mi ha detto di entrare ed a fermarmi non c’era nessuno, tanto meno ad accogliermi. In generale tutto liscio come l’olio, in particolare qualcosa increspata come l’acqua. E’ che un’asserzione da una voce prevenuta me la aspettavo. Non dico un viso, almeno una voce. Senza cenni rivelati, palesi, niente aspettative.
.
.
domenica 29 giugno 2008
Sabatino
Un vaso di gerani sullo sfondo e due sagome sfocate. Vestito giallo e gonna a campana. Seduta su una spalla abbastanza grande per me, sorrido e credo in qualcuno. Una mano ferma e sicura mi accosta al viso del gigante, per non farmi cadere. Avrei messo la testa a terra lungo il suo cammino, affidato la mia vita alla sua benevolenza. Non c’erano perché e non conoscevo istituzioni, niente altro che questo.
.
.
sabato 28 giugno 2008
Troppo presto
E’ un pensiero che mi sveglia, anche di notte. Balza sul davanzale, lascia cadere una forchetta a terra, non la raccoglie e richiama la foresta. Tutti accorrono per la parte dell’obbligo e chi è al piano terra fa quel che può, al minimo bussa a gran voce. Non capisco; appena sopra le mattonelle c’è qualcuno che già sa tutto e osserva il capannello in silenzio. Tiene stretta una parola in gola e se la porta via con sé.
.
.
Leggero
Per esempio, quando non mi trovi, pensa a quella volta che siamo stati sulla torre di Pisa, o a quell’altra in fondo al mare. Oppure vienimi a cercare nel posto delle fragole, prova sotto il letto e subito dopo sopra al tetto. E poi siediti e aspetta, fai altro, dai da mangiare al cane. Potrei essere chissà dove, ma mai tanto lontano. Non aspetterò mai molto, prima di tornare.
.
.
Dettàmi
Era seduto sul ciglio della strada e non mi vide. Avevo stentato a riconoscerlo, di anni ne erano passati e l’acqua sotto i ponti aveva lasciato segni imprevedibili. Intimamente l’avevo sempre saputo, ma non volevo ammetterlo, come se avesse potuto avere una qualche importanza, come se l’ammetterlo avrebbe provocato qualcosa di controproducente. Un rito scaramantico. Svegliati, altro che Età dei Lumi.
.
.
Un galileiano
C’è un Supereroe coraggioso e d’animo nobile che agisce nell’ombra, all’insaputa dei più. Solo ogni tanto si palesa in tutta la sua magnificenza. Già so che posto gli darei, non lo occupa già e mai potrà occuparlo. Non è il pasto caldo sempre assicurato, non è il letto fresco di bucato, non è l’apertura alle 9 e la chiusura alle 20. E’ una carta nautica trovata per caso, dispersi in alto mare.
.
.
giovedì 26 giugno 2008
Anticorpi
Asserzioni prive di ascolto. Nessuno sforzo, se non postergato o solo se proprio necessario. Una misura non esiste, un metro d’aggressione, non vedi che le conseguenze delle cose sono inarrestabili? Seguono il loro corso servendosi di impianti di risalita paralleli. E scavano solchi. La bambina che viveva su uno specchio una mattina si sveglia e vede finire l’incanto. Acqua gelida la porta a fondo. E dopo solo corrente forte e risparmio d’energie, o non abitudine. Risale ed è un mostro a tre teste.
.
.
Ancora rondini
Due ragazzine, stessa maglia scura, riga bianca in alto, camminano una affianco all’altra. Sulla destra un muretto non nasconde le aspirazioni affiorate da tempo in superficie e dall’altra parte la via scivola, va per altri lidi. Prima della meta un commento passa e le rapisce, e dopo aver riscosso la puntuale risata le rilascia. Troppo facile dai, non facciamo così. Non facciamoci prendere dalla calma, le indicazioni erano chiare. Qualcuno ci sarà solo se ci sarà qualcun altro e su certe strade si potrà camminare solo tra un anno. Fammi coraggio e avvicina il bersaglio. Gioco io la prima carta, a quella finita nella sabbia pensaci tu.
.
.
lunedì 23 giugno 2008
Rappreso
L’accettazione dell’incarico con riserva cambiò i ruoli e le chiamate. Il quadro a fondo bianco si dipinse di bordeaux e subito dopo di giallo. Il portiere col cappello in testa, in ritardo, si presentò nell’atrio all’improvviso, e non avendo visto entrare chiese spiegazioni. Il resoconto volò deciso fino in testa. Annotò per sicurezza solo i finali, con uno scalpello, in cima all’entrata. Giunta davanti al portone, leggo: da gi lta la va. Note per lo scrivente.
.
.
Jack
Mi hai trovato e ti ho cercato io. Stasera la penna non vuole stare sul foglio e le corde sono lente. Perché voglio un’altra aria, regalami una scatola che la contenga e ti rivelerò il mio segreto. Lo ascolterai come se non lo avessi mai sentito e mi dirai di aver visitato l’Alaska d'estate senza averci mai messo piede. E ti sentirò dire per una volta, finalmente, basta.
.
.
sabato 21 giugno 2008
Amanti in blu
Raccontami adesso di quando ti sveglierai domani. Della luce che filtra e delle nuvole basse. Aspetta quanto vuoi e poi continua. Dimmi del tuo lavoro, del tavolo con il foglio delle Gross Adds e della sedia che scricchiola quando la giri. Di lei che non sente o di te che non parli. Dimmi di quello che avevi prima che conoscessi me. E poi di quello che ti rimarrà.
.
.
mercoledì 18 giugno 2008
Lo sai
Spazza la spiaggia e galleggia nell’aria. Tutto si ferma. Teste rivolte all’insù e bocche spalancate su uno spavento. Arriva a terra senza metterci piede. Annota chi fugge. Scegli e scarta, ti insegue e non corre. Fermati, guardati indietro e indovina cosa c'è davanti. Fa sapere e direziona senza missiva. E poi riserva tredici stelle, meno qualcuna.
.
.
martedì 17 giugno 2008
Una bussola
Direi che sono qua. Un bisogno più impellente del solito (nel caso fosse mai possibile). Non cerco, non propongo, ci sono. E respiro un patto tacito. Assorbito, come quando la maestra non mi spiegò che all’appello non ci si presentava, né ci si annunciava, si rispondeva solamente. La borsa di paglia ha inghiottito la dama tascabile che avevo da bambina, con le pedine gialle e blu e le calamite sempre in tiro, per non farsi perdere. Io quelle blu! Presente.
.
.
Meno
Trepidante, ardito, rivoluzionario, inedito, sconosciuto, dimenticato, polveroso, sfocato, incerto, improbabile, opinabile, contestabile, vulnerabile, esposto, disposto, propenso, orientato, mirato, lucido, tagliente, causa, origine, alba, sorgente, pozzo, subisso, temporale, sorpresa. Inaspettatamente.
.
.
venerdì 13 giugno 2008
Fermata
Mi hanno raccontato di un evento anomalo, che andò a spezzare la continuità dell’andamento di fondo. Mi chiesero la soluzione, o almeno un modello chiarificatore, riuscii ad offrire soltanto un cuscino. La giornata era di quelle giuste per restare a casa, la città mi rigurgitava fuori ed ero stanca da appena alzata. Ho seguito distratta, nell’aula dell’antinferno, una lezione in brasiliano, seduta sul pavimento umido. Sono corsa via senza neppure sapere a cosa stessi andando incontro.
.
.
Contaminazioni
Anni fa ero davvero incredibile. Se avessi incontrato me me ne sarei innamorata. Ero il primo cielo sereno dopo l’inverno. Ero un indizio del futuro prima di partire per una nuova vita. Ero un’obiezione d’incoscienza. Ero l’arrivo di un regalo tanto sospirato. Ero respiri a pieni polmoni.
Ero cieca.
.
Ero cieca.
.
mercoledì 11 giugno 2008
martedì 10 giugno 2008
Respiro
E’ come una certezza senza esserlo. Risuona una promessa che non è stata mai pronunciata. Ogniqualvolta che busserò alla porta di fronte troverò una coperta. Al di là della soglia c’è un sofà e più in là una finestra che dà su un albero, che non dà frutti. Non ci sono mai entrata, io. Forse ero un gatto.
.
.
Malgrado
Mi parla di rapimenti, di qualcuno che arriva e se ne va senza avvertire, portando via la mia corona. Da un preciso dì non ho più ragionato su come utilizzare le squadre ed il goniometro, me lo sono imposta senza dirmelo, l’ho raccontato senza crederci fino in fondo, eppure ci sono riuscita. Senza linee rette mi rimane difficile segnare il limite, o per meglio dire il confine. Pianto un paletto. Trovo sempre un modo.
.
.
lunedì 9 giugno 2008
Fumo
I passamontagna indossati per la notte sono stesi sui fili dei balconi e la gente passa distratta, immersa nel niente. La scultura al centro della piazza grida tutto quello che ha visto e tutto quello che vedrà, mentre un ragazzino viziato frettolosamente le porta via la testa. Salgo la scalinata che ho salito decine di volte e tutto quello che non è vivente mi parla di cose. Dialoghi, risate, scherzi, bugie, litigi, intese, sorrisi. E' tutto mischiato impietosamente al niente.
.
.
domenica 8 giugno 2008
Riferimenti
Mi perdo nei particolari e mi ritrovo al momento delle somme. I puntini sulle i mi spingono oltre, mi presentano occhi sbalorditi e giudizi senza ragione, mi danno in pasto alle fiere e mi somministrano veleni. Porto addosso i segni di una missione senza incarichi e non nascondo la consapevolezza delle ragioni altrui. Ritrovata la mappatura arruolo altri punti.
.
.
sabato 7 giugno 2008
Precisazioni
Aspettati qui. Il giro non dovrebbe essere eccessivamente dispendioso, se per caso volessi rischiare lascia il cappello e tenta la traversata. Ritroverai un treno in partenza, da stomaco chiuso, da contratto a termine senza opzioni. E’ che lo studio non mi basta mai, nuove applicazioni lasciano il segno e tra le lettere vedo un campo di pallone allestito in fretta per l’estate. Tieni a mente che per testare l’entusiasmo useremo la noia. Le misure di distanza da un modello ottimo sono le migliori, lo sosteneva anche lo spaventapasseri, sulla strada di mattoni gialli, a modo suo. Cerco di spiegartelo da tempo che tutto è permeato, ma non te ne vuoi proprio rendere conto. Impiegherai altro tempo senza metterlo in regola, perderai altro terreno senza averlo mai utilizzato. Io metterò alla prova il mio sottaciuto talento, nel tragitto mi guarderò intorno. Tu aspettati qui, non ho scritto male.
.
.
mercoledì 4 giugno 2008
Rivisitazioni
Motivando la risposta si rilegge la domanda. Mi sono persa, cosa mi avevi chiesto? No, l’incontro andò bene, solo non ci si ricordava più il perché. Le chiavi erano adatte, ma era l’usuale che non convinceva, il consueto era perforato remoto. Sì sì, trapassato, quindi fummo andati. Che noia le coniugazioni, flessioni ordinate secondo i modi, i tempi, le persone, i numeri e le forme. E qualcos’altro? E qual era la domanda?
.
.
Colata
Quando avrai attraversato tutta la città senza trovarmi sarà sera. I colori spenti e le prime luci alle finestre ti ricorderanno dell’ampolla piena d’acqua, quella che se la capovolgi scende la neve. Forzando il vetro l’acqua ed il blu usciranno, scorreranno via lasciando qualche traccia.
Quando sarà arrivata la sera un certo microcosmo non conterrà più nulla ed un dato vuoto suggerirà il colmabile.
.
Quando sarà arrivata la sera un certo microcosmo non conterrà più nulla ed un dato vuoto suggerirà il colmabile.
.
venerdì 30 maggio 2008
Rullo
Ogni porta porta ad un’altra porta. Le connessioni giallo oro sono incastonate e nascoste, sul soffitto, praticamente immerse nello stucco. Ad un tratto compare un certo specchio, quello che stava nella camera da pranzo di mia nonna, con i suoi ricci anticati, da diluvio universale. La carta vetrata indugia sulla foto in cui ho la felpa lilla del pupazzo con il plaid. Non fa niente, lo so bene e non le do peso, almeno per questa volta. Proseguo per la mia via e dopo il tredicesimo muro ritrovo il lampadario. E’ proprio lui. Parla come se fosse vivo. Stavo seduta su una sedia accanto alla tenda e aspettavo che nessuno mi notasse.
.
.
In caso
Mi interessa davvero, ma non crederci troppo. Mai fatto cattivo viso a buon gioco, io. Sotto la maschera ci sono già una bocca da jolly ed un lento pronto a portarmi via lesto. Più in qua do al fido l’osso e tolgo il cancello. Più in là spicco le tende e chiudo le persiane. Conviene approfittare. Quando il cane non abbaia si sa come va.
.
.
giovedì 29 maggio 2008
Essenza
Su tutte le speranze spero di somigliargli almeno un po’. Il foglio delle tabelline era finito sotto il letto e l’angoscia aveva il fiato corto. Il pianto in gola e l’acqua in agguato. Poche parole ed ecco il rimedio lungo la via, a portata di mano. E tutte le sere il mostro a tre teste finiva nel sacco. Gli devo tutto. Il calco è pronto e la vernice è in via di mescolatura.
.
.
martedì 27 maggio 2008
Cromo
Tanti cubetti neri, immaginazione ed ingegno. Dalla mia finestra non vedo più lo stesso cielo, senza essermi spostata di un millimetro, e le luci sono intermittenti, qui. Sono una cosa (non nel senso lato del termine) fatta solo di parole. Il mio numero è il 24, credo, ricordo di averlo letto su un cartellino color grigio lucente, nel momento più convulso del passaggio. Poi svenni. Al risveglio solo confusione ed entusiasmo. E spaesamento e frastornamento e ricognizione. Poi qualcuno mi ha trovato.
.
.
domenica 25 maggio 2008
PERle perME
E non sapevi
che sarebbe arrivata
che si sarebbe fermata
proprio quando l'ultimo lampione
spegne la città
e una goccia di vaniglia
brucia dolcemente nell'oscurità
e Biancaneve spacciava canzoni
come sogni cattivi e sogni buoni
come monetine di cioccolato
come il futuro che dà la mano al passato
E non credeva
che l'avresti aspettata
che l'avresti disegnata
proprio dove un ultimo portone
tiene sveglia la città
e una goccia di vaniglia
arriva con la corrente e con la corrente se ne va
e Biancaneve sognava rivoluzioni
come ricordi cattivi e ricordi buoni
come spicchi di cielo
come un pettirosso che si perde nell'arcobaleno.
che sarebbe arrivata
che si sarebbe fermata
proprio quando l'ultimo lampione
spegne la città
e una goccia di vaniglia
brucia dolcemente nell'oscurità
e Biancaneve spacciava canzoni
come sogni cattivi e sogni buoni
come monetine di cioccolato
come il futuro che dà la mano al passato
E non credeva
che l'avresti aspettata
che l'avresti disegnata
proprio dove un ultimo portone
tiene sveglia la città
e una goccia di vaniglia
arriva con la corrente e con la corrente se ne va
e Biancaneve sognava rivoluzioni
come ricordi cattivi e ricordi buoni
come spicchi di cielo
come un pettirosso che si perde nell'arcobaleno.
Luca
giovedì 22 maggio 2008
mercoledì 21 maggio 2008
In codice
Se proprio devi parlare di non cose parla di me. Ma mai chiaramente. Ad esempio, alle tre del pomeriggio mi trovi dal droghiere, potresti appuntarti questo, passando davanti alla vetrina. Senza fermarti come al solito però! Mi raccomando, sbriga il tutto affinché il grillo parlante non se ne accorga, questa volta. Magari rallenta solamente. Io, da parte mia, cercherò di non limitare i danni.
.
.
Bilanciere
Sostengo il peso sulla testa senza mani ed in perfetto equilibrio, riuscendo anche a camminare dritta, in modo da non offrire alcun sospetto. Qualcuno se n’è accorto ed ha scelto di far finta di niente o addirittura ha azzardato commenti en passant, forse sperando in una reazione di riflesso. Qualcun altro ha indagato ed è stato servito senza fiori e senza picche. L’inchino lo riservo per le occasioni speciali.
.
.
martedì 20 maggio 2008
Fotolisi
Sembrò che la pioggia non volesse più smettere di venir giù. Gocce nuove ricominciarono a battere sul vetro già bagnato quando si svegliò chiedendosi che ore fossero. Dal buio doveva essere notte e dall’amaro dovevano essere ore che non la sognava. Era diventato tutt’uno con un sonno profondo e compiuto, senza dimensioni convenzionali, in cui si vedeva sempre uguale e non smetteva mai di camminare. Era una ricerca senza riposo ed una tensione senza sbadiglio. Un altro lui viveva al suo posto.
.
.
Inezie
La medaglia è stata assegnata e la premiazione ha dato il giusto peso al mio valor civile. C’è che il suo colore non mi piace e nemmeno si abbina con quello del mio nazional stato. Se avessi saputo in anticipo le perdite di uomini e le conquiste di territori sarei andata avanti per onor di gloria. Il mio battaglione è intatto e le prime file non hanno nemmen un graffio. Solo qualche apocope lungo il cammino.
.
.
Caccia
L’investigatore tenta di individuare le tracce della scomparsa, ma tutto sembra ricondurre ad un allontanamento spontaneo. Il maggiordomo è ignaro della faccenda e persino lo chauffeur risulta senza ombre. Il movente è in chi reclama la sparizione. E nella mente del fuggitivo solo liberazione.
.
.
lunedì 19 maggio 2008
Strascichi
Ci raccontarono che bussò sugli sportelli del vecchio comò. Pochi colpi, forse uno solo, netti e decisi, che bastarono per distoglierli dalla loro idea assurda e disperata. Si voltarono all’unisono l’uno verso l’altra e corsero a togliere il profano mezzo di scambio riposto con cura nella tasca della gonna. Tutto d’un tratto li guardai con occhi diversi, di chi ormai è grande.
.
.
domenica 18 maggio 2008
Volpe
Tante peripezie per un semplice saluto e certi gesti da capetto, per farmi ridere, hanno le gambe lunghe. Hai messo un lingotto d’oro nel giardino del re. Ma ora attento al gatto.
.
.
venerdì 16 maggio 2008
Cicloidale
Quando rimarrò senza parole farò dire a qualcun altro la parola d’ordine. Nel frattempo la curerò e le fornirò anticorpi per le intemperie del tempo. Sarò premurosa e gentile, sorridente il più possibile, comprensiva e leale, d’aiuto quando posso, sincera e disarmante. Sarò migliore.
.
.
Piega
Vorrei essere come te. Rimirarmi, inseguire me e sfiorare tutto il resto. L’albero di natale non l’ho mai smontato, ho salvato l’immagine in documenti, le luci sono ancora sui rami, solo con il tempo non luccicano più e le radici hanno rotto il bel vaso di Deruta. Ispide sono andate ad insinuarsi nella terra bagnata dopo aver fatto una breve incursione nella luce. E’ bastato.
.
.
martedì 13 maggio 2008
Fasto
Finestrini aperti, aria fresca, strada stretta, radio accesa, idee leste, respiro ampio. E stasera sei così, domani non mi interessa. La moneta del 700 la tengo in tasca, non preoccuparti, saprò usarla nell’occasione giusta. Ma non la colgo io. Non che non la veda, non me ne curo, o almeno non lo dò a vedere. Aspetto gli altri. Se porto il braccio destro dietro la schiena lo so che è lì, anche senza vederlo.
.
.
lunedì 12 maggio 2008
A. Pazienza
L’ho conosciuto per caso, in un insieme di puntini colorati e parlanti. L’espressione dolce e la voce tremolante nascondevano malamente la sua ricerca perenne: due occhi d’antilope ed una coperta calda. Non era suo il senso dell’abbandono, ne era stato invaso e ne subiva inerme, suo malgrado, le disastrose conseguenze. E soprattutto credeva più nel dolore che nella pazienza.
.
.
sabato 10 maggio 2008
Affanno
Prediligo le umanizzazioni. Tendenzialmente cerco colore, ma in fondo niente mi attrae quanto le scale di grigi. La donna, al centro della strada sterrata, guarda attonita le domande conservate inconsapevolmente in una mano. Tanta sete di sapere andata persa e dimenticata per anni tra le rughe di un palmo. Le vesti sbiadite la sbranano.
.
.
Cecità
Il canale di sbocco del mio pensiero quasi mai è la parola. Il veicolo è un insetto che non ronza, non salta e non sibila, va veloce. Sceglie i rami più alti, diffida dai frutti, tralascia radici e crede nelle foglie, anche d’inverno. Solo quando mi voglio bene scende in picchiata.
.
.
venerdì 9 maggio 2008
Incroci
Quando si convincerà sarà troppo tardi per ingranare la giusta marcia. Non sarà niente di nero o commovente, sarà solo altro rispetto alla noia la sera tardi ed al sollievo la mattina presto, non sarà domande inopportune e braccia in caduta libera. Sarà qualcosa di più leggero, più sensato e più democratico. Se si convincerà troverà altrove ciò che cerca.
.
.
giovedì 8 maggio 2008
Est
Se avesse scritto una canzone avrebbe parlato dell’essenziale, di un cosmo nuovo e incantatore, della natura degli eventi, dischi cadenti e stelle volanti. Avrebbe dirottato in un altro mare se avesse fatto l’armatore, senza correnti da favorire né direttive a cui sottostare. Nella sua stanza ha messo un rimedio per i giorni tutti uguali, per far disegnare ascendenti nuovi e non ancora scoperti dentro tutti i planetari. Un cannocchiale gli regala evasioni e precipizi universali.
.
.
martedì 6 maggio 2008
Per pochi
Cosa mi è concesso e cosa no. L’esame è problematico, non privo di paletti e cambia al cambiare dell’esaminatore. Tutto è in funzione di un rendimento atteso, che viene fissato come obiettivo e tramutato in variabile indipendente, il fatto diventa più chiaro e le oscillazioni intorno alla media si rivelano preoccupanti. Ma è sempre una misura di sintesi e sottoposta al vincolo che il valore atteso di una somma è uguale alla somma dei valori attesi. Stai attento, non significatività non è non significato. Ho audacia da vendere.
.
.
domenica 4 maggio 2008
Diserzione
La balla, adagiata e stabile nel campo di fieno, si sente abbandonata. Tanto spazio, incontaminato e sovrumano, comincia a rendere vuoti, e le spighe non recise, seppur pungenti, cominciano a mancare. Non le rimane che chiedere al vento di farsi tempesta e trascinarla via, non importa come e non importa dove, basta che cambi qualcosa. Un grillo guarda impassibile, senza farsi vedere.
.
.
sabato 3 maggio 2008
Addomesticando
Ormai lascia che le cose vadano da sé, camminino da sole. Al massimo si adagia nel creare le condizioni, ma senza dare mai troppo nell’occhio. L’importante è che nel clou decidano gli altri e che gli riservino sempre una botola abbastanza grande per scappare. Lei lo guarda e gli chiede se la corda che usa per tenergli strette le caviglie ed i polsi sia abbastanza stretta e se la benda sugli occhi sia abbastanza scura. Lui abbaia, annuendo.
.
.
Un momento
La mia stima di me è un bacino pieno d’acqua fino all’orlo. Il desiderio sta in cima e tiene la superficie del liquido ferma come uno specchio, di modo che nemmeno una goccia vada sprecata e rimanga diffuso in tutto il volume il senso di non sazietà.
.
.
martedì 29 aprile 2008
Ascendente
Nei racconti riesco facilmente a scovare l’uscita di sicurezza, è un tesoro che ho, senza aver mai sopportato particolari fatiche, riposto intimamente, naturale. Nelle loro cornici preconfezionate e contenitive trovo sempre un certo tarlo, che mi racconta, in tutta confidenza, di isole tropicali e deserti incontaminati, di spiagge inesplorate e prigioni segrete, di scelte subite e traiettorie scrupolosamente guidate. Le vie di fuga non sono mai state agevoli, né a portata di mano, ma sono ancora il mio porto sicuro ed il mio ascolto attento.
.
.
lunedì 28 aprile 2008
Ricevuta di ritorno
I primi dieci minuti se ne vanno alla ricerca di un volto senza nome, tra i banchi di legno. Profilo inconfondibile, sorriso furbo, cipiglio deciso. Calamitante come chi cerca un certo pretesto senza farlo sembrare un caso, mostrandolo per quello che è, senza tanti travestimenti. Come chi ha gli occhi che si mantengono alti, senza paure, nascondigli o sotterfugi. Come chi chiede un saluto senza aver prima chiesto altro.
.
.
domenica 27 aprile 2008
Monarchia assoluta
Succede che all’improvviso cambia tutto. Chiami le cose con un altro nome e le proporzioni che regolavano prima tutte le armonie non le vedi nemmeno più, o non ti interessano più. Nella scala delle priorità, qualcuna dal basso è andata salendo, lesta come una lucertola, ad una velocità che non ti ha dato nemmeno il tempo di abituarti all’idea, ed è arrivata sul gradino più alto, fiera del suo lavoro. E del tuo.
.
.
sabato 26 aprile 2008
Focolai
Su un aeroplano, diretto verso l’altra parte della mela, non penso a cosa lascio. E’ proprio perché, dopotutto, l’inesplorato mantiene il suo fascino, nonostante le forze gravitazionali rendano lo spostamento più faticoso del dovuto. Mentre te ne parlo vedo nel fondo dei tuoi occhi una luce che piano piano soffoca ed un'altra che invece fulgidamente va a fuoco. Dovrei smetterla, buttare acqua, ma non so proprio quale sia, tra spegnere l’ardente e soffocare l’acceso, il minore dei mali.
.
.
Logorìo
Mi ripeto di contare fino a tre, e se riuscissi ad aspettare fino al mattino sarebbe meglio. Le reazioni sono conseguenze, le conseguenze sono risultati di premesse e le premesse sono pessime. Le azioni messe in atto, più o meno consciamente, sono foriere di voragini. L’architetto lo sa, ma continua a perseverare, sembra non essere a conoscenza della gravità dei danni. Le fondamenta, costruite certo dai mastri, si sgretolano, quasi come ad accorgersi del non valore riconosciuto alla loro dedizione. Tutte le azioni, positive o negative, restano tali, e ad ognuno i rispettivi meriti.
.
.
giovedì 24 aprile 2008
Ellisse privata
Diffido sempre dal caffè. Usa l’odore per tentarmi, ma non mi convince, ovviamente a partire dal colore. Penso di credere nelle non partenze, e quando parto il cioccolato mi trattiene negli autogrill; sarà che da lì inizio immancabilmente ad avvertire l’ozono nell’aria. Si ricomincia per forza di cose a macinare strada (come per il caffè), ma io rimango nella stazione. L’unico dettaglio che mi attira sono i caselli, e con loro l’immaginare la vita dell’omino dentro il casotto, che, qualunque faccia abbia, per me ha bevuto da sempre caffè.
.
.
martedì 22 aprile 2008
Mancanze
Mi liberavo dalle angosce, mi sentivo leggera. L’aria era calda da non dover cercare un cappotto e la luce era tanta da non poter chiedere interruttori. Camminando vedevo solo i miei piedi, come se fossi stata davvero in me. Le zie in complotto credo stessero a significare la non essenzialità di tutte le cose, non a caso tu stavi lontano, in disparte e senza contorni. Pensavo solo a te, a come mi eri mancato e a come mancavi a Lei. Eri importante da non sentire il bisogno di chiedermi come ero arrivata fino a lì.
.
.
lunedì 21 aprile 2008
Sosti
Parlavi della tua malattia come qualcosa per cui non poter proprio far finta di non sapere. Tutto a larghe maglie in testa e tutto a raggi stretti nei gesti, andavi avanti per contrari, e la sensazione di onnipotenza veniva puntualmente meno. Il latte versato lo leccavi via da terra e di quel che era fatto raccontavi il non sapore; contro i detti eri il primo paladino ed eri stato eletto tra i contraddetti stessi. Insomma, eri da battiti accelerati e da fiato corto. Adesso sei: fastidiosamente in sosta nelle strisce blu, tutto di traverso, più che spina. Ma qual è la novità?