martedì 29 aprile 2008

Ascendente

Nei racconti riesco facilmente a scovare l’uscita di sicurezza, è un tesoro che ho, senza aver mai sopportato particolari fatiche, riposto intimamente, naturale. Nelle loro cornici preconfezionate e contenitive trovo sempre un certo tarlo, che mi racconta, in tutta confidenza, di isole tropicali e deserti incontaminati, di spiagge inesplorate e prigioni segrete, di scelte subite e traiettorie scrupolosamente guidate. Le vie di fuga non sono mai state agevoli, né a portata di mano, ma sono ancora il mio porto sicuro ed il mio ascolto attento.
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lunedì 28 aprile 2008

Ricevuta di ritorno

I primi dieci minuti se ne vanno alla ricerca di un volto senza nome, tra i banchi di legno. Profilo inconfondibile, sorriso furbo, cipiglio deciso. Calamitante come chi cerca un certo pretesto senza farlo sembrare un caso, mostrandolo per quello che è, senza tanti travestimenti. Come chi ha gli occhi che si mantengono alti, senza paure, nascondigli o sotterfugi. Come chi chiede un saluto senza aver prima chiesto altro.
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domenica 27 aprile 2008

Monarchia assoluta

Succede che all’improvviso cambia tutto. Chiami le cose con un altro nome e le proporzioni che regolavano prima tutte le armonie non le vedi nemmeno più, o non ti interessano più. Nella scala delle priorità, qualcuna dal basso è andata salendo, lesta come una lucertola, ad una velocità che non ti ha dato nemmeno il tempo di abituarti all’idea, ed è arrivata sul gradino più alto, fiera del suo lavoro. E del tuo.
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sabato 26 aprile 2008

Focolai

Su un aeroplano, diretto verso l’altra parte della mela, non penso a cosa lascio. E’ proprio perché, dopotutto, l’inesplorato mantiene il suo fascino, nonostante le forze gravitazionali rendano lo spostamento più faticoso del dovuto. Mentre te ne parlo vedo nel fondo dei tuoi occhi una luce che piano piano soffoca ed un'altra che invece fulgidamente va a fuoco. Dovrei smetterla, buttare acqua, ma non so proprio quale sia, tra spegnere l’ardente e soffocare l’acceso, il minore dei mali.
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Logorìo

Mi ripeto di contare fino a tre, e se riuscissi ad aspettare fino al mattino sarebbe meglio. Le reazioni sono conseguenze, le conseguenze sono risultati di premesse e le premesse sono pessime. Le azioni messe in atto, più o meno consciamente, sono foriere di voragini. L’architetto lo sa, ma continua a perseverare, sembra non essere a conoscenza della gravità dei danni. Le fondamenta, costruite certo dai mastri, si sgretolano, quasi come ad accorgersi del non valore riconosciuto alla loro dedizione. Tutte le azioni, positive o negative, restano tali, e ad ognuno i rispettivi meriti.
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giovedì 24 aprile 2008

Ellisse privata

Diffido sempre dal caffè. Usa l’odore per tentarmi, ma non mi convince, ovviamente a partire dal colore. Penso di credere nelle non partenze, e quando parto il cioccolato mi trattiene negli autogrill; sarà che da lì inizio immancabilmente ad avvertire l’ozono nell’aria. Si ricomincia per forza di cose a macinare strada (come per il caffè), ma io rimango nella stazione. L’unico dettaglio che mi attira sono i caselli, e con loro l’immaginare la vita dell’omino dentro il casotto, che, qualunque faccia abbia, per me ha bevuto da sempre caffè.
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martedì 22 aprile 2008

Mancanze

Mi liberavo dalle angosce, mi sentivo leggera. L’aria era calda da non dover cercare un cappotto e la luce era tanta da non poter chiedere interruttori. Camminando vedevo solo i miei piedi, come se fossi stata davvero in me. Le zie in complotto credo stessero a significare la non essenzialità di tutte le cose, non a caso tu stavi lontano, in disparte e senza contorni. Pensavo solo a te, a come mi eri mancato e a come mancavi a Lei. Eri importante da non sentire il bisogno di chiedermi come ero arrivata fino a lì.
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lunedì 21 aprile 2008

Sosti

Parlavi della tua malattia come qualcosa per cui non poter proprio far finta di non sapere. Tutto a larghe maglie in testa e tutto a raggi stretti nei gesti, andavi avanti per contrari, e la sensazione di onnipotenza veniva puntualmente meno. Il latte versato lo leccavi via da terra e di quel che era fatto raccontavi il non sapore; contro i detti eri il primo paladino ed eri stato eletto tra i contraddetti stessi. Insomma, eri da battiti accelerati e da fiato corto. Adesso sei: fastidiosamente in sosta nelle strisce blu, tutto di traverso, più che spina. Ma qual è la novità?

domenica 20 aprile 2008

mercoledì 16 aprile 2008

Non incandito

Incisioni nel legno, piombate, corrono verso l’alto ad indicare qualcosa da vedere, ma ancora di Mercurio neanche l’ombra. Impasto gli occhi nei colori e, per far contenta sia me che Baldr, decido di bruciare. Il rosso non mi preoccupa, è un fatto di alternative, la forza non mi manca e trovo ovunque un po’ di blu. Ai lati, pilastri di cemento a tre dimensioni, tratti dalla ruggine, si fanno portatori di un avvertimento: non attraversare i binari. Per capire cerca la sostanza, lo spessore e le visuali.
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martedì 15 aprile 2008

Secondo amore

1990. Mattina presto. Agosto alle spalle. Il velluto a quadri rossi e verdi offre l’usuale senso di inquietudine. Odore di polvere, trasandatezza e code di cavallo come se piovesse. L’autista è il solito, ma i sedili più alti, compresi gli schienali. Patrizia, accanto a me, mangia come sempre caramelle liquorose, mi fa ridere e mi tranquillizza. Il mondo è fuori.
All’improvviso la tua faccetta da zingaro.
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Consorteria

Una voce sommessa e consunta parla di appassionamenti, fratellanze, ire ed anonimati. Ogni volta mi meraviglio di tanta bellezza e di come essa continui a rinascere nelle idee e nei desideri altrui. La distanza, percepita dalle parti, colma pur sempre degli spazi, non si tocca ma è qualcosa che c’è, altro è il non esistente. Blatero e farfuglio, immagino e rimiro, sfioro e non dormo. Vado e torno.
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giovedì 10 aprile 2008

Afflàto

Sono sicura che riusciresti ad annotare i secondi a margine. Febbraio riposa, martedì soffoca, beta gamma, la radice quadrata alla seconda. Le due rondini volano rasomare, ridono senza farsi sentire, piene e forti dell’unione, spade nei corridoi e scudi nell’intesa. Una si stacca, rassicura l’altra e prova. Ripiegato nei calcoli non ti accorgi di nulla, goffo annaspi nelle incombenze, ed i margini cedono, sovraccarichi. Saresti bravo lo stesso senza scardinare gli infissi giallo clamore. Vorrebbe rincontrarti in qualche altrove.
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Affidamenti

Avevo dimenticato come facesse bene il vento freddo. E col sole basso ancor meglio. Sai cosa mi piace di più? Le cose che non sai e che vuoi continuare a non sapere. Conosco bene la storia del marinaio: succede che un bel giorno incontra qualcuno che gliele racconta e d’improvviso non gli importa più di quanto sia bello girare il mondo. Il guaio sono sempre gli altri, per entrare in una vita e sentirsi di poterla cambiare. Prova a spiegarglielo tu, per favore, se ti riesce.
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martedì 8 aprile 2008

Flebile

Le raccontò degli anni migliori e delle facce stanche. Dei battaglioni di zucchero e delle navi convocate a frotte. Finché il senso di appartenenza fu abbastanza forte rimasero stabili e sconfitti, lì, dov’erano sempre stati. Dopo l’autunno spaesamenti e visioni, aspersioni e lenti forti, renne a denaturarsi e punti fermi a muoversi. Il bisogno di rimedio suggerisce un viaggio lungo e faticoso, ma la fase di pianificazione non sempre risulta gratificante. Segnali di fumo: dissolvenze e sparizioni.
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Ri*s*volti

sabato 5 aprile 2008

In cucina

Ricordi quando ti descrivevo immagini evocate? Il più delle volte eri tu a chiedermene conto, sapendo in anticipo il risultato, risultando in posticipo il sapiente. Io ridevo tra me e te e mi divertiva aderire alle tue aspettative di meraviglia e cupidigia. Chi sta fermo ha fame: l’appetito viene solo con l’appetito e chi mangia resta sazio non abbastanza a lungo.
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venerdì 4 aprile 2008

Idioma

Dettagli occultati in un doppiofondo. Le inutilità prendono il posto degli interessi e l’autore dei gesti rimane a guardare soddisfatto ed immobile. A muoversi è solo la bocca, per dire altre idiozie, per distrarsi ancora, per mostrarsi ancor peggio di come riesce umanamente ad essere. Le approssimazioni colano dal soffitto e le disattenzioni tracimano dai bacini. Il lattice fuoriesce dalla corteccia dell’arbusto, caustico e corrodente, bianco vernice.
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Sordina

La notte è fonda e le cicale sono in allerta. Seduta su un’altalena, in un posto che non conosco, mi rincuora il non esser sola e ripenso a quando mi dicesti delle ronde in solitaria. Ora un viso da indiano mi parla di Galileo e se tu lo sentissi diresti che è in gamba. Le sue teorie quasi convincono persino me, che, quanto alle dinamiche, sugli attriti non mi soffermo mai, e finisco puntualmente per immergermi nelle dissipazioni. L’apnea è sempre stata il mio forte.
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giovedì 3 aprile 2008

Stazione

Un traffico disinteressato era tutto quello che gli entrava negli occhi. Il maglione rosso e la giacca blu sembravano incollati al corpo e le menti dei presenti, mescolati alla sera, erano assenti dal resto. La voglia di dire qualcosa a qualcuno era più forte di ogni desistenza e chissà quanto tempo prima aveva cominciato ad accumularsi, senza lasciare spazi vuoti. Non vedeva altra via d’uscita. Un qualche volto lontano gli aveva detto di non tornare e l’essenza dell’abbandono, nel coraggioso, non conosce panacea. Non poteva lasciarsi implodere e non avrebbe permesso al tempo di fare il suo mesto mestiere. Non chiedeva antidoti. E non cercava altra via d’uscita.
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mercoledì 2 aprile 2008

Per commedia ed impotenza

Occhi scuri e viso serio. Il secondo particolare è un cappello più grande di te ed una tenda a righe gialle, con una scritta conosciuta e mai notata (un animale rosso e nero).
Piacere, ma chi sei? Sono una maglia da prendere in giro ed un nome da non ricordare. E tu sarai il pretesto per isolamenti e ritrosie e poi ancora qualcosa per cui non veder l’ora che sia di nuovo mattina.
Fresca l’estate nella testa, ma il vento freddo nei capelli, ed un’immagine di te che alzi un coperchio, che mi piaci e che non pretendi.
Quando ci sei stai con chi vuoi e fai commedia e fai per tre. Quando non ci sei fai per sei, e a chi mi chiede cosa fai dico bugie e a chi non me lo chiede presento il conto.
Tra il reale e l’incredulo, tra il cinico ed il sempre sensato, tra il desiderio ed il ricercato, te, per cui non veder altro che l’ora che sia di nuovo mattina.
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