venerdì 26 settembre 2008

mercoledì 24 settembre 2008

Senza appello

Pendeva dalle sue labbra e gli concedeva lunghi respiri. Dal racconto che ho ascoltato con attenzione ho immaginato che fosse successo di giorno e, nonostante abbia ancora questo dubbio, non chiedo altro e gli dedico anche il mio, di giorno. Un pigiama azzurro candore cammina senza scivolare e non lascia dietro di sé briciole da seguire. Una madre si augura il pianto del proprio bambino ed una nonna pensa segretamente di aver sbagliato tutto. Nel contratto non c’era niente di vero, nemmeno il Vero. Senza ipocrisie si chiamerebbe col suo nome. Ma come farà a non avere gli incubi la notte?
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Capricci

Quello che arriva a me è un’interfaccia, un dispositivo terzo, un insieme di canali e di fili di collegamento. Usando un’immagine a me più congeniale, sono davanti ad una porta e riesco ad intravedere quello che c’è al di là solo qualche volta, come quando entra ed esce qualcuno. Mi alzo sulle punte, mi sporgo in avanti, diciamo anche che mi sbilancio. Non ho scudi e non ho armi, ho votato scientemente per la vulnerabilità. Mi sono andata ad infilare in un rischio, e stavolta, insolitamente, potrei anche non cadere in piedi. E poi sento di non essere al centro dei pensieri, "che non sia mai". Già mi sto stranendo. Certe mie disattenzioni, seppur brevi silenzi, non sono di certo da me.
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Chi c'è

Facce vecchie e facce nuove. Un rincontro inatteso. Ne parlai, a mio modo ovviamente. Quello di cui avrei bisogno non è niente di tutto questo, serve a poco, ma non serve a niente. Non fuggo, non me lo perdonerei, non chiedo nulla, vorrei sempre che non ce ne fosse bisogno. Questi mesi sono volati. Non per merito mio èh, o almeno non solo mio. Comunque, eccoci di nuovo qua. L’aula a volte era deserta, sai? Il mio problema è che sono incontentabile.
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martedì 23 settembre 2008

Sonno

Una farfalla è nata in Febbraio. Foriere di una pace sperata, le ali lente, in progressione, scuotono ore passate nel silenzio di una cantina. Prescinde dal resto, raccoglie tempesta, scivola su fatti di cronaca blu. Non nega evidenze: tiene con sé la pozione del mago. Sfiora i pensieri da sonno mancato, prendendoli per mano e per quello che sono, foglie date in pasto al vento dell’ultima ora. Vuole, deve, credere, non, solo, in, un, dio.
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lunedì 22 settembre 2008

Premura

Le cose non dette son quelle che preoccupano di più. Iniziato un certo cammino cerco di non vedere altro che la meta, che sia una reggia o un igloo, ma quello che mi circonda è forte e, per quanto mi sforzi, distoglie e infastidisce. E’ tutto frutto della mia fantasia, mi ripeto, eppure mi sembra di cogliere qualche segnale. Non mi convince. Sul tappeto di velluto rosso, lungo chilometri, intravedo qualcosa da lontano. Una sagoma, capelli lunghi raccolti, una lettera sul turbante. E una cinta, rotta lungo il cammino, torna a stringere. E che sia, ma che non sia non detto. S’il vous plaît.
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domenica 21 settembre 2008

Un pensiero

Meno un numero

Il dato di fatto è che detesto soffrire il freddo. Ed il freddo è un sintomo, non di certo la causa. Stamattina mi son svegliata presto ed avevo il viso congelato. Eppure c’è stato un tempo in cui uscivo quasi tutte le sere d’inverno e stavo tutto il tempo fuori, lontana da cervelli a corto d’ossigeno, e camminavo veloce senza pensare al vento. E ci sedevamo su delle lastre di marmo freddissime. Ho impressa in mente un’immagine in cima ad una scalinata, sulla sinistra, sotto una statua secolare. Del freddo non me ne importava proprio niente.
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Apnòico

Tra tutte le cose che potevo trovare ho trovato il meglio. C’è stato un certo momento, non meglio individuato, in cui una parete è stata ridipinta di bianco; il proiettore manda immagini in movimento, rigorosamente a colori, io a casa mia e lui a casa sua. Il gioco delle differenze è uno dei miei preferiti ed in questo caso è fin troppo facile, più che altro perché le parti uguali sono totalmente sovrapponibili e non lasciano spazio per dubbi sul resto, che è completamente diverso. Sì certo, nessuna cosa è uguale ad un’altra, ma ce ne sono alcune che non hanno proprio pari. Questa di cui parlo io ha un nome di persona.
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venerdì 19 settembre 2008

Gioco

Tra i miei segreti rileggo le nuvole, lascio impronte celate da fette di pane e note di blu. Tra i miei segreti nascondo canzoni, ritrovo visi e cancello virtù, e se quelle note per caso le sento, magari in un bar o in una stazione, faccio finta di niente e continuo a sorridere, lascio acceso un barlume di attenzione e corro via, possibilmente lontano. I miei segreti sono occhi stanchi, per il lavoro o per un pianto, non hanno paura del buio, ma vogliono luce, a volte, la notte. I miei segreti sono dappertutto e non mi vengono mai a cercare. A bisogno mentono, e raramente si lasciano attraversare.
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In fondo

Non cerco un senso che già ho, ed anche se non l’avessi non lo vorrei lo stesso. L’esclusività scende giù dal naso ed io ho ripensato a quando studiai le tecniche malsane dell’Antico Egitto. Per ricordarmi di te, tra qualche anno, dipingerò un nodo sul fondo della tazza da tè, nominata in fretta e senza attenzione durante una telefonata inaspettata, e quando non ricorderò più nemmeno il significato del nodo, me lo farò ricordare da te. Ti assegno un compito, fai attenzione: resta quanto vuoi e riparti non senza addii. Stando alle ultime notizie, voli ad alta quota.
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giovedì 18 settembre 2008

Assestamenti

Quando risposi al telefono una folata d’aria umida e soffocante pervase all’improvviso il corridoio. Una chiamata senza saluti, un annuncio affrettato e supplichevole. La immaginai in un istante davanti a me, come se ne potessi intravedere lo scheletro, tutte le ossa perfettamente strutturate ed unite nel loro ordine funzionale, però senza legamenti. Andammo via, frettolosamente, senza spiegazioni. Aperta la porta, lasciata accostata, trovai lì, incustodito, il segreto per la trasformazione del metallo in oro. Niente di venale.
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martedì 16 settembre 2008

Forse

Quella sera che gli disse “nella mia mente c’è tutto fuorché te” aveva dimenticato le conseguenze delle cose, la potenza di qualcosa che non si vede, né si tocca, ma che c’è. Credeva di essersi liberata, e adesso mendica, come può, la mappa che la riporti alla sua prigione. La radice di un albero che deforma l’asfalto fa il suo lavoro senza farsi vedere. La zingara sul ciglio della strada chiede una chiave in cambio del segreto che spieghi l’arcano, che sveli, nonostante l’evidenza, il vero. Ha trovato una scusa sbagliata, ma è a portata di mano e non riesce a rinunciare ad un, seppur improbabile, tesoro nascosto per cui chiedere il riscatto di sé. Forse ha aspettato troppo e ha scelto male. E’ già sera e nessuno si ferma. Forse.
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A vela

Cosa ti devo dire, vorrei pensare meno. La cecità mi manca e con lei è andato via anche qualcos’altro, e qualcuno. Hanno camminato sulle loro gambe, come sempre e come ho sempre voluto. Nessuno deve cambiare per far contenta me, a parte me. Oggi ho avuto per tutto il giorno un pensiero, intervallato da cose di poco conto. E’ un pensiero con sembianze familiari, genuine, carezzevoli ed impalpabili. Ed ha un fumetto accanto allo specchio.
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domenica 14 settembre 2008

Un punto. Attesa.

E’ un albero senza fiori, che aspetta da una vita la primavera. La vide una sera da lontano in un vestito di chiffon imbastito in fretta per l’occasione. Si fece (arbitrariamente) forte e a fronde gonfie di vento, non so come, si sbracciò. Raccontarono che annaspava in un sorriso amaro. Perché lo sapeva che era l’impressione, la trasposizione dell’idea, l’odore acre dell’aurora australe, l’ombra lunga della fine della fiera. La fantasia soffia in alta quota, prende vite e le separa, prende stelle e le avvicina, prende un fucile e spara. Il biglietto all’aeroporto non lo chiede, basta il rischio di un clochard, negli occhi ha la sete e sottobraccio una finestra per l’aldiqua.
Blu notte. Ogni cosa ha il suo blu.
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venerdì 12 settembre 2008

Luce

Una vocetta coscienziosa inoltra una richiesta professionale ad un superiore, con una dolcezza ed una diligenza tali da non poter dire di no. Seduta su una sedia più alta di lei sembra voler dire, ed infatti lo dice, “sono qui”. Messo lo stetoscopio e sentita l’autorevolezza è soddisfatta così e non si oppone alla fine del non gioco, entrata di diritto, e fortunatamente subito dopo uscita, nel mondo dei corrotti. Vòlta il suo volto verso il mio e chiude gli occhi in segno di assenso. Ha su di me un preciso potere incondizionato.
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domenica 7 settembre 2008

Vari limiti

Nel mio personalissimo reale, due fasi puntuali, che si ripresentano ogni volta nel nuovo, ed anche adesso, per l'appunto, sono susseguenti l’una all’altra e si passano il testimone nel momento in cui la distanza tra un massimo ed un minimo raggiunge un certo picco non prestabilito, ma esistente. In tante parole, il mio professore di matematica lo chiamava teorema di Weierstrass, quello di macroeconomia costo opportunità, quello di marketing bisogno latente, quello di finanza arbitraggio, quello di politica economica redistribuzione, quella di microeconomia trade-off, quella di statistica discreto, eccetera, eccetera. In poche parole, in una funzione continua f in a,b, la successione tn ha una sottosuccessione tkn che converge a x2 (appartenente ad a,b). Per n che tende ad infinito, f(tkn) tende a f(x2), limite superiore unico.
La chiarezza non è tutto, èh.
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venerdì 5 settembre 2008

Da brolla a ferace

A dispetto di quel che dicono, il mio nome non è uscito da un sogno, e nemmeno il mio carattere ed il mio umore. Ha cullato, ha tolto spine di rosa, ha tenuto a bada i mostri, ha tagliato ortensie rampicanti. Lungo il corridoio avanti e indietro, tenendomi lontana dal quadro davanti alla porta, mi teneva sospesa tra due cuscini e pensava alle varie possibilità; se le avrei mai letto la mano, se le avrei mai dato un canto in dono, se le avrei mai offerto un fiore, se mi avrebbe mai visto cadere. Se anche dopo di lei sarei rimasta uguale.
Dice “la ragazza aveva il nome dei figli sulle mani”.
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giovedì 4 settembre 2008

Perseveranze

Forse fu una catenina, andata persa dentro gli occhi di un altro, oppure una canzone alla radio che parlava di novità o forse solo evidenze accantonate nell’angolo più vicino. Poi prove. E nuvole. E temporali. Rispondeva con parole decise, dritte e veloci, ma l’essere convincenti è altro dalle parole. Una sottaciuta alterità era da sempre il suo forte, e a lui tutto sommato piaceva così. E proprio così le diede lui stesso, in buona fede, le ragioni di lamentele negate. Lei disarmava e aveva un pugnale nascosto tra i capelli. Attento ora, guarda che torna. E stavolta ha imbracciato un fucile.
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Ritrovi

Chi cercava un altro terreno (qualcosa che ha a che fare con le Piramidi), ha abbandonato i suoi intenti e ha rinchiuso le spezie dentro un barattolo ermetico. Si è messo in testa strane cose ed è tornato dalla ricognizione fingendo di non sapere. Non mi accollo il compito di ricordargli chi sono, non ce n’è bisogno. Sorrido e, amnesia in calce, mi diverte. D’altronde un pomeriggio di qualche mese fa, mentre studiavo in cucina, mi fece sapere che sarebbe tornato. Facciamo che l’intenzione conta.
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martedì 2 settembre 2008

Corrente

La notte ha gli occhi aperti e le braccia conserte. Accoglie gocce salate sul palmo della mano e le custodisce in cassette di sicurezza. Ascolta le noncuranze e le sussurra a chi è seduto sulle panchine delle città. Scivolo di notte tra le strade deserte e penso a qualcuno. E a quanto sia afosa l’aria stasera, piena di meritocrazia. Poi arrivo da qualche parte; si arriva sempre da qualche parte, dicevo una volta. Chi sa cosa penso di me?
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