martedì 29 settembre 2009

La forgia

Bisogna imparare dai pratici, togliere per non appesantire e portarsi dietro il meno possibile, di modo che nel ritorno non si veda l’ora di arrivare. Il vero romanticismo è quello di quando si sente la mancanza di ciò che si ha, lasciato da parte, da qualche parte. Mi ripeto cose, ma è tutto nuovo qua. E so che c’è una ragazza che mi ruba spazio (no, non sono io). Ho l’affanno anche da seduta e sospiro, non accetto inviti, tranne qualcuno. Deve essere proprio così, proprio come mi è stato raccontato tante volte, io immaginavo sempre una sedia di ferro in mezzo ad una stanza senza mobilia, e invece. Non si può immaginare, io, ad esempio, sono un prisma che ruota sul suo asse.
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domenica 13 settembre 2009

Ferma qui

sabato 12 settembre 2009

In seconda visione

Cosa penso. Ho la netta sensazione che tutto quello che posso non basti, che ho un pensiero ricorrente, come i sogni, che rinunciare mi è sempre pesato meno degli altri, fino ad oggi. Sono fiera, ma incontentabile, ho sempre deciso tutto io, sicura di me come di nessun altro, ho fatto anche soffrire. Ed è cambiato tutto perché l’ho voluto io. Qualcuno che mi conosce da tanto non mi riconosce più da tempo. Non posso cancellare le cicatrici, non ho il potere di alleviare il dolore, o di farlo dimenticare, nessuno ce l’ha, ma “quando soffrirai di nuovo ci sarò io accanto a te”.
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Efficace

«La memoria soggettiva - e quella dei diari, che è la più soggettiva fra le memorie - scompagina ogni oggettivizzazione del passato: nel diario un individuo scrive un pezzo della sua storia, e della Storia attorno a sé, col suo linguaggio, dall'alto o dal basso della sua cultura, con dichiarata parzialità, implicitamente affermando e rivendicando la non oggettività dell’operazione. Il contrario di ciò che si pretende dalla storiografia, che giustamente diffida dell'attendibilità delle testimonianze personali»

Francesco De Gregori, da "La stampa"
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venerdì 11 settembre 2009

Un diario

Non parla di lei come se ci fosse ancora, la vede davanti a sé. Immagini kitsch e resoconti da tv hanno inquinato una cultura senza falle, scrive pagine intere senza nemmeno commettere un errore. Io immagino il suo futuro, e come lo potrà immaginare sua madre, cosa penserà di lui il vicino di casa indiscreto e non lasciato insoddisfatto. Come deve essere una vita così, con un senso preciso e predefinito, lo si capisce dai verbi, non è necessario avere un particolare spirito d’osservazione. Nella piazza con la chiesa al centro, un uomo continua a cercare fantasmi che da anni non sono più lì. Ci penserà il vento.
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Nemmeno poco

Per ogni parola detta e non inseguita accendo un cero, la notte prende la strada più giusta ed io con lei. Portami i tuoi cesti di vimini rivestiti di arazzi fallati, da lontano sembrano la cosa più bella mai inventata, da vicino reclamano i miei cerini da mercato delle pulci. E non parlo di spazio, parlo di tempo, perché i termini calzano per entrambe le convenzioni, ma la qualità, quella non è da tutti. Un minuto di silenzio per un cuscino che muore dissanguato, in questa notte volutamente solitaria. Un armadio nuovo per una mente che pensa, che invece di svuotare butta e ricomincia.
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giovedì 10 settembre 2009

Capitolo chiuso

Trovare me è impegnativo. Le parole dette non le dimentico e le cose dette tanto per dire, i treni partiti per inerzia, i nascondini da grandi, le stupidaggini che non lo sono, il sentirsi faraoni, l'atteggiarsi a capaci di tutto e non lasciare niente per davvero, non li sopporto. Do delle illusioni a fin di bene, prima di tutto il mio. E a quanto pare non c’è nient’altro di veramente sensato e meritato da fare.
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mercoledì 9 settembre 2009

Segno

Qualcuno ha espresso un desiderio per il giorno del suo compleanno, è lontano e non torna, si fa sentire come può. Ho fatto un disegno per te che non posso spedire, sono anni che è nel cassetto del comodino vicino all’armadio, se passi è ancora lì. Ieri mentre eravamo in cucina mamma ti ha nominato, io ho fatto finta di non avere fretta di voltare lo sguardo verso la finestra, il cielo era limpido e non ho detto altro, oltre un “già”. Non so come funziona, ma se puoi quando dormo popola i miei sogni.
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Zucchero

E se facesse più freddo scenderei le scale, prenderei la bici e correrei verso l’idea di sole più vicina, attraverserei i campi gialli e infuocati, mi fermerei solo un attimo per bere da un cristallo fresco e pulito appena pensato. Lascerei incustodita, per alleggerire la corsa, la mia borsa di cuoio, con la certezza di ritrovarla nel viaggio di ritorno, saluterei il blu e lo convincerei, gli direi una cosa all’orecchio con la mano vicina alla bocca, sussurrerei un “io” e dopo tutto il resto. Sprofonderei in un pomeriggio d’estate di tanti anni fa.
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sabato 5 settembre 2009

Master

Gioco nel tuo cielo. Posso usare le stesse parole poche volte, quindi stai zitto ed ascolta, ho detto. Vedi com’è, la notte della luna nuova, la prima cosa trovata per coprire gli occhi, i piedi che non sono a terra, eccetera. E quindi? Hai voluto credere di no per pura ingenuità, ma c’è un’alternativa a questi giorni stracolmi di te, e a tutto. Un cieco congenito non ha mai visto niente, eppure sogna lo stesso immagini come chiunque, e la specie continua a preservarsi, a sopravvivere ad ogni barbarie. Inizia da questo momento a serpeggiare tra le strade della città la voce del tempo che fu, ma io ho da subito, e da prima, pensato ad altro. Tra le parole ci vogliono anche parentesi, fattene una ragione.
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