sabato 29 gennaio 2011

Van

Del muro che si sposta ad ogni passo non fa segreto, si siede due posti più in là e chiude gli occhi. Le hanno insegnato il trucco che sanno tutti, un prato ed un aquilone, qualcosa di piacevole. Ad ogni applauso un battito di ciglia, la ragazza più triste della terra lascia intravedere tutto ciò che può, mi guarda per un attimo ed accenna un sorriso, dico ciao e penso chi ti vuole male più di quanto non te ne voglia tu. Guarda avanti, l'odio nella nuca, prende aria per non morire subito dopo, pensa a quello che dirà. Si alzano le luci, il ragazzo di buona famiglia si avvicina col macete nelle mani e comincia ad urlare cose incomprensibili, nell'indifferenza generale. Lei aveva pensato a tutto, ma a parole così insensate no: mette la giacca, senza dire niente esce dall'auditorium e va a prendere il tram.
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venerdì 7 gennaio 2011

Continui richiami

Una macchina che procede sospesa nel pomeriggio, tre tasche rosse ed una blu, le sentinelle pronte a fischiare per il viaggio del ritorno. Disorientata mi sveglio su braccia che conosco, in un luogo che non conosco, dove mi sono nascosta? Una grande giacca a vento, come quella che aveva mio zio quando ero piccola, foderata di pelliccia, mi ripara dal vento. Ho freddo. Mi torna in mente quel documentario, con l'acqua che usciva dalla montagna e cadeva in un fiume invisibile solo perché più basso del livello stradale. L'esempio più poetico e completo di cammino. Il giornalista diceva di essere accompagnato dalle ombre propizie dei grandi camminatori, e che era stato fortunato, in quella mattina domenicale. E lo penso anch'io. Portami con te.
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