venerdì 8 gennaio 2010

Coperchio

Dall’ultima stanza pensavo di aver trovato una via, certo fredda ma non credevo dipendesse da me. Bruciore allo stomaco, con la testa sempre dritta, con la mia dolcezza, tastai il fastidio: polpastrelli umidi e come se niente fosse. Ho uno squarcio fino allo sterno e le mani rosse, il sangue esce e fa freddo, spegne i colori, perdo le forze e penso al mio assassino. Non è l’intenzione stavolta, è la non attenzione, la sufficienza, l’estraneità ai fatti di chi colpisce a morte senza muovere alcun muscolo.
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