lunedì 31 agosto 2009

Ottobre 2003

Quando racconterò di te per quello che eri non sarà più primavera, le città deserte rimarranno vuote e le mie gambe porteranno in giro solo un po’ di malinconia. Una sera di ottobre, partendo dove il viaggio finisce e comincia la strada, farò girare la vite nella sua giusta sede ed inizierò a contare i passi che portano fino a casa mia. Tanto è bastato. Le finestre allargheranno gli occhi e tireranno un sospiro di sollievo, per chi è lontano senza esserlo, e si prende cura, e conserva in mano una piccola margherita gialla.
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Casa della lumaca

Aspettavo tra la folla, l’ultimo palco era più grande e la pioggia non avrebbe trovato ostacoli per il suo lavoro. E chissà che fai. All’improvviso l’inquadratura si allarga, non sono più solo una tra gli altri, ora sono solo un cerchietto rosso in ripresa aerea, poi solamente un puntino, poi nulla in una grande distesa, poi nemmeno nulla, tra le galassie. E’ merito della tenerezza, che può solo uccidere, nient’altro, altrimenti cosa si prova a sentire il lieve frusciare di matita su un foglio, anche solo immaginato. Un attimo dopo: "torna tra noi, anonimi e distratti, non senti le nocche che battono sul guscio duro?"
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Quel che leggo

Ho cercato nel cassetto: scrissi con una sincerità tale che credo di non aver avuto mai più. Ma non era solo sincerità, era di più forse, non voglio dirlo, non l’ho mai capito e credo non sia poi così importante capirlo. Ieri sono passata per caso davanti casa tua ed ho avuto la sensazione che il bianco ferro laccato, di fronte al rosso terra battuta, lascia bruciare gran parte dei terminali nervosi, la pelle attenta ascolta gli occhi ed arriva in aiuto al respiro, i muscoli tendono a contrarsi in attesa che il cuore rallenti. Ho lasciato qualcosa di me che non riavrò tanto facilmente, per nulla. Non mi dispiace, per nulla.
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sabato 29 agosto 2009

Dopo lo spazio

Un sogno

Parcheggio, scendo dalla macchina e mi dirigo verso il luogo dell’appuntamento con gli altri. Mentre cammino noto sul ciglio della strada una scarpa da donna rotta ed abbandonata lì. Mi fermo un attimo; all’improvviso mi torna in mente che la notte scorsa ho sognato un fiume che scorreva in un campo ricoperto di foglie rosse, era primo mattino ed ero scalza, forse l’avrò visto in qualche film strano, uno di quelli che mi consiglia sempre Claudio. Riprendo a camminare. Ci saranno almeno 3 milioni di storie in questa città.
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venerdì 28 agosto 2009

Privativa

Mi è stato fatto notare che quando si chiudono le palpebre, quel nero non è proprio nero, e poi si cominciano a (non) vedere strane forme, ad inventarle senza farlo, voglio dire. Quindi il mio nero io lo faccio diventare blu, guarda un po’, tranne quando fuori c’è troppa luce, perché allora diventa bordeaux e non ce se la fa proprio a cambiarlo. Ma sì, era per dire che è tutta colpa delle inconsapevolezze, che quando si sommano poi sono peggio delle telefonate inutili che svegliano la mattina, presto o non presto. Affitto per ferie un paio d’occhi fatti di buio, altro che Totò truffa.
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Penitenza

Mi sono girata e rigirata prima di scendere, dal letto. E’ che tutti i pensieri del mondo mi hanno strizzato l’occhio e detto chiaramente quale era, di tante, la cosa da non fare. Mi vogliono bene, loro. Io un po’ meno. E poi che colpa ho se tutto cambia secondo dopo secondo, dentro, e invece fuori tutto è tale e quale da al-meno più, all’incirca. Succede di ascoltare ma non essere proprio attenti ed appena un attimo prima di navigare tra pensieri oziosi, ma coscienziosi. Disobbedire è un’arte, modestamente.
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Lebewohl

Aspetterò altro e niente, fuori le mura. L’ultima intenzione è stata solo rimandata qui, ho creduto di essere veramente decisa nella mia scelta, poi sono di nuovo tornata sui miei passi, ma a quanto pare lo ero davvero. Sono stata neve bianca appena scesa, cielo chiaro e vaniglia. Sono quella formichina indiscreta e silenziosa che non dà nell’occhio né quando arriva né quando se ne va. Sono grata e sicura, sono entrata e uscita già, ho la testa dritta e lo sguardo verso est (quando il giorno dura quanto la notte). Quando so cosa fare si capisce da quello che comincio a non dire più e tutti si preoccupano, perché io dico sempre molto. D’altro canto, invece, i palazzi della prossima città saranno altissimi, me l’ha raccontato un viandante che porta in mano il suo cuore pulsante, e che mi dice di non poter non rubare la mia serenità. E che mi fa ridere. Non ripartire.
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mercoledì 26 agosto 2009

Terzo capitolo

Non credere mai fino in fondo a quello che dico, nuota a mezza altezza, proprio dove è più difficile stare. Ad esempio, per gli appuntamenti compro sempre un’agenda nuova che perdo puntualmente un attimo dopo aver scritto la prima nota. Faresti meglio a non pensare che io sia un uomo di cui non fidarsi, ma non è che tenga poi molto alle tue idee in gabbia, puoi farne ciò che vuoi, io non batto ciglio, stanne certa.
Ho comprato delle garze nuove, ma subito dopo ho pensato che era stata un’idea stupida, un gesto che ti avrei concesso di non apprezzare. Come quella volta che il dentista mi chiese di nuovo di te, io gli dissi che dall’ultimo piano, dove ero salita, eri solo un puntino e proprio per questo doveva trovare un modo per fissarmi meglio la mandibola all’osso temporale. Mise dei chiodi tubercolotici. Ho imparato perché l’osso temporale si chiama così, non ha niente a che fare con la pioggia, nemmeno lui.
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sabato 22 agosto 2009

Secondo capitolo

Ho smesso di interessarmi al colore delle tue guance quando hai gettato via il mantello di lino nero, sono stato sempre attratto solo dal mistero, lo dimostrano i graffi tra gli spilli ed i segni che mi porto appresso. Ho trascinato le gambe in alcuni momenti, dopo essere caduto a terra a suon di colpi mortali, d’altronde l’ambiguità la venero da sempre, ed ancora, è come adorare il dio del male, sì, ma non è un problema quando si prova gusto a sguazzare nel proprio sangue.
Non ricordo più il motivo per cui hai cominciato a lasciarmi da sola camminando avanti e senza voltarti, ma mi basta vedere lo spacco dietro la tua giacca per dirmi che ricordare non è importante quanto rendersi conto di cosa si vede di giorno con gli occhi aperti ed in piena coscienza. So cosa dovrei fare per stare meglio, ma non voglio cedere all’avvilimento del pensiero e dell’onestà. Riesco ancora a guardarmi allo specchio.
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venerdì 21 agosto 2009

Primo capitolo

Ho immaginato molte volte la Terra vista dallo spazio, io che orbito senza controllo, lentamente, allontanandomi piano piano da questo ciglio di catrame e marmo. Dell’ultimo bar in cui sono stata ricordo le scarpe del signore con la barba, credevo non ne facessero più da anni, e probabilmente è proprio così. Il viso della ragazza che mi stava affianco lo disegno io, ciglia lunghe e cattive.
Eri una di loro, quando sono entrato e ti ho vista andar via, ho lasciato cadere un foglio a terra tra gli aghi di pino, che se vogliono scrivono, non avevo più la forza di leggere le stesse parole imparate a memoria, ormai, ed avevo fretta di bere altre fascinose bugie. Era proprio lei. Saresti ancora una di loro se non avessi creduto davvero che avrei potuto portarti via pur sapendo benissimo che la terra vista dallo spazio non è cosa per noi.
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sabato 8 agosto 2009

Prologo

Lei era fatta di luce e teneva in mano una cartolina ricevuta in regalo qualche tempo prima. Era seduta alla sua fermata a gambe incrociate e guardava con indifferenza passare, arrivare e ripartire un secondo dopo, ogni carrozza di quel mondo che non era il suo. Era lì per puro caso.
Lui era ricoperto di spilli appena poggiati sulla pelle, pronti ad entrare di nuovo, pronti a non farlo sedere mai, ricalcava ogni notte su carta velina il profilo della luna per non dimenticare mai più il principio statistico dell’errore di stima. Era lì per una non sua precisa volontà, scientemente comprata a prezzo pieno.
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martedì 4 agosto 2009

Introduzione

Seppur con riserve ed accorgimenti, ho raccontato storie reali, scene viste o anche solo immaginate di persone che esistono ed osservo, e che siano coscienti della loro posizione o che facciano finta di niente, ora vivono irrimediabilmente imprigionate. Anticipando accadimenti oppure raccontandone poi la vicenda, le rose dei venti si sono sovrapposte ed hanno creato un turbine intorno ad un punto che sono io: per le coordinate l’origine è rivelata, mentre le tre rette orientate, per numeri molto alti, prendono a tendere a limiti superiori ed inferiori non prefissati. Un caso particolare richiede ora un protocollo d’intenti ed una chiarezza espositiva che risulterà inconsueta, oltre ad un’accortezza nella cronaca che decido di concedere in via eccezionale: il racconto sarà né preventivo né consuntivo, di una storia che è iniziata da poco e si sviluppa ai tempi nostri, con senso proprio. Tutto sarà più chiaro, si fa per dire, di sicuro simultaneo.
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Pianificato

domenica 2 agosto 2009

Spia dell'avvisaglia

Guardo fuori e la luna sta esplodendo, salta via la crosta e si sprigiona una luce color arancio fortissima, i raggi li vedo nell’aria dritti ed acuminati. Eppure ho sempre pensato che la luna fosse un masso freddo e neutrale, abbastanza lontano da non poter lasciar sperare mai. E’ questo il meccanismo, assorbi ed incameri senza nemmeno accorgertene e poi un bel giorno ti ritrovi a guardare la luna che si ribella per tuo stesso inconscio volere. L’idea dell’inimmaginabile dev’essere nata in una delle ultime menti romantiche rimaste in vita che conosco, che non abbandona un desiderio, non ancora. L’atarassia è un aratro pronto a partire da almeno duemila anni.
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