venerdì 31 ottobre 2008

Come nei versi

Avrei dovuto far meno rumore. Silente nell’ombra dell’acero del tempo, d’estate all’ora di pranzo, lasciare al tempo una lettera buttata nel secchio dello scetticismo e non riprenderla più. Nelle notti di dubbi e di occhi aperti non c’è sonno, ma ci sarà pur qualcosa da guardare. Eppure ho imboccato una strada, quella lettera l’ho ripresa, e nell’autobus lo pensavo davvero quello che ho scritto. Non ho nessuna ragione, ho solo dei vorrei. Un vorrei per ogni ora. Quello di due ore fa non l’ho tenuto per me e quello di un’ora fa era di far tornare indietro quello di due ore fa. Anche adesso ho un vorrei, vorrei riuscire a tenere per me, in futuro, tutti i miei vorrei.
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Uno Schroeder senza piano

Il vento, o chissà che cosa, mi porta lontano. Un momento vicinissima e quello dopo distante, di una distanza testimoniata perfino da una striscia di mare. A volte immagino di volare, senza mezzi, tanto meno ali, così, io, solo io in volo. Un volo velocissimo, da dove sono verso sud, verso una terra, ma non per una terra, per un re. Per chiedergli cosa mangia a colazione, che cosa pensa di me, a che ora si sveglia la mattina, di cosa parlano i suoi se. Sono una spugna e cerco quotidianità. Fuochi d’artificio e quadri d’autore, ma quotidianità. E parlo di re.
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mercoledì 29 ottobre 2008

Falsi militanti

In cucina, accanto a una sedia, tenevo il broncio. Il via vai non poteva non riguardare anche me. L’ampolla di vetro mi stava stretta e mi facevo sommessamente sentire, così arrivarono a consolarmi. Mi si spiegò l'impedimento ed io, insistente, credetti di aver capito. Si convinsero e già arrivammo. Tutti chiedevano di me con me lì presente e parlavano di me come di qualcuno lontano dalle loro bocche. Credevano di sapere cosa sentissi senza sapere che l’unica cosa da sentire, lì, erano le loro chiacchiere da autobus. Lasciate il tempo che trovate, che lei il suo tempo l’ha lasciato a me.
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martedì 28 ottobre 2008

NT

lunedì 27 ottobre 2008

Di giorno

Uno spazio limitato in un luogo conosciuto di fatto, una sala d’aspetto di un giorno ancora da stabilire. La porta di vetro scorrevole si apre, un poliziotto si guarda intorno e sbadiglia, un perditempo cerca monete sul pavimento grigio, un’anziana signora crede di essere sorvegliata, le tazzine fanno rumore su bianchi piattini, una ragazza bionda esce dal negozio di articoli sportivi, le scale mobili non hanno occhi, nella libreria non c’è pietà. Non avrò più di cento passi per cambiare idea.
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domenica 26 ottobre 2008

Tu

Ruote, traffico, gente, fanali. Trattengo il pensiero nel tetto più alto che vedo, nel lampione più bianco che accendo, nel gioco più strano che facevo. E’ un pensiero umano, rigato di giallo e portato dal “tu”, su un vassoio di coccio, di piume e di radica blu. Noi è un treno senza fermate, un autista cieco, una galleria in aperta campagna. Sono un luogo con prevalenza di blu e sono in qualunque quadro, quando lo guardi tu. Semaforo e clacson.
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sabato 25 ottobre 2008

Bile

Il verde delle foglie appena secche, il mio elemento, il non essere sola. Stavo affogando e non ero nemmeno sfiorata dal pensiero della morte. Ad un debutto vorrei togliere il più velocemente possibile il velluto; nei finali, i titoli di coda sono illusioni che prendono una forma nella mente di chi non ha capito. Sono arrabbiata, la gente infedele ha lingue che non invecchiano, specchi che non tornano, capelli gretti in cappelli meschini. Sulla porta d’entrata ho inciso delle tacche con il dente della pietà. Lei non tornerà, lui fa finta di niente da una vita. Sono arrabbiata.
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giovedì 23 ottobre 2008

A piedi

Un viso da bambino, un andare non so dove, un soffocante da fare. Gli occhi spauriti, rovinati dalla ferocia della provincia, cercano i miei quando lo incontro, così distanti dal mio mondo eppure così interessati. Sullo specchio che porta davanti a sé vedo, tutte le volte, un orologio di legno circondato da timer luminosi. Non è solo la bocca a parlare, non sono solo le orecchie a sentire, è qualcosa che ha a che fare con la bellezza e la bontà.
C’è ancora spazio per la bellezza.
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mercoledì 22 ottobre 2008

Coraggio

Mi sono svegliata con il fiatone. C’era un’altura, una scalata e poi un vuoto. Penso ai miei sogni, a chi li popola, in quale mondo. Quando sorpresi il protagonista del mio libro prediletto ad arrancare sulla collina, a scoprire che il suo eroe non era altro che un attore profumatamente pagato, non pensavo mi avrebbe segnato così. Invece ora ho una mia collina, tutta personale, che prende forma a seconda degli eventi, e del loro motore.
Vorrei arrivare, senza paure, anche solo per vederti scrivere.
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lunedì 20 ottobre 2008

Fiato corto

L’inquietudine vive nello stomaco e mastica chicchi di caffè non macinato. L’aspettare una notizia, l’attendere un segnale, il pensare intensamente a qualcuno che non c’è. Un po’ come quel pomeriggio in cui lasciai, durante l'ora della qualità, una frase su un banco per chiunque fosse passato di lì, che avrebbe immaginato un uomo o una donna che scrive con la noia che annega negli occhi, pensato al senso del concetto e buttato ad indovinare uno stato d’animo. E’ ancora lì, al terzultimo banco di un'aula undici. Non tutto cambia anche senza di me.
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Erba alta

Se mi avessi detto di aver paura sarebbe stato tutto più normale, ti avrei coperto gli occhi con le mie mani e portato dove il senso non resiste. Ricordi? La notte tra i palazzi è solo un passaggio per la luna. Non ne parlo no, ma è che stasera nelle tasche della giacca ho ritrovato quello che era il tuo perché, il tuo donare luce a chi di luce ne ha già. Il tuo perché è qui con me, tra le onde d’acqua dolce e le ciglia dei visi increduli, tra chi non ha il coraggio che avevi tu. Se lo sapessi mi odieresti. E se mi odiassi lo sapresti già.
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giovedì 16 ottobre 2008

Transnazionale

Chi crede che la realtà sia quella che si vede e quella che si tocca ha nei pensieri una biglia di vetro che scorre su una lastra di vetro in una stanza di vetro con il pavimento di vetro. La realtà sono io in piedi in una via di campagna, col sole alto ed il grano intorno. Sono io che credo senza cercare, che chiamo per trovare, che mi spendo a non far comprare. Sono io che aspetto ed intanto cammino, che spalanco una finestra e spero nel tempo. Sono io che ascolto e concedo e regalo per tutto fuorché altruismo. Sono io su quella via e non nella mia stanza.
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mercoledì 15 ottobre 2008

Reclame

Un fare mordace ed una forte ironia scavano solchi in un lungo campo diligentemente arato. Una parte della mia giornata è stata assorbita da chi mi sa far ridere ed imparare. Gioca e impara con Sapientino. Chissà quanto è dovuto ad un’infanzia da tv. Non amo chi ama le pubblicità e la loro arroganza algoritmica; la ricerca senza sosta del numero naturale più grande che divida degli interi. Diffido delle imitazioni.

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Prima fase lunare

Cercai terra battuta per il terreno dell’abbandono. L’incostanza e la frugalità centrifugano le stelle, un cielo dipinto sempre di notte, copia di sé, nel silenzio di una sonnambula. Un cercare disattento e a tempo perso ronza intorno al mammifero erbivoro e poi fascia la testa dell’attendente. Guardai dalla finestra e non vidi nessuno, all'infuori di qualche soldato. Non voglio passaggi.
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lunedì 13 ottobre 2008

Dardo

Giunta ad una quota non ragguardevole, ma pur sempre ad una distanza dal terreno, c’è stata una discesa non definitiva. Ho annotato su un diario di bordo i balzi atmosferici matematicamente misurati, le cadute in picchiata non senza doppia sicura, le escursioni d’aria finissima con polmoni d’acciaio, le traversate blindate ad oltre cento nodi. Preservavo gelosamente un credo nell’avere tutto in un pugno, ottenevo ogni cosa ed ogni contrario, battevo i piedi ed alzavo le spalle, mi bastava trattenere il respiro per non farmi vedere. Ed ogni teoria doveva avere il suo senso. Le cose stupide mi hanno camminato davanti.
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sabato 11 ottobre 2008

Passerà

In un posto che non so c’è un lago senza barche e un battelliere sulla riva che mangia la speranza. Nelle trame del tempo ha perso un nastro d’oro ed ha custodito un timone di riserva per le giornate buie. Veleggia in un nome di donna.
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giovedì 9 ottobre 2008

Ludione

Mi disse di pensare che fosse meglio così, ma non come consiglio. Mi accusò di pensarlo. Ed invece, proprio mentre parlava, io mi ero persa a pensare al piazzale, su come potesse contenere meno gente di quella immersa in una folla umanamente immaginabile, e su come i proprietari, che ne avevano deciso la portata, non dovevano essere stati sconvenientemente ottimisti. Ci sei? Sì, sono qui, pensavo alle tasche dei tuoi jeans. Non mi avrà creduto e non lo biasimo. Però che almeno c’entrasse con quello che conoscevo a memoria era vero. Un caso di una fune che giustifica il masso, sì ok, una fine che giustifica il mezzo. O un fine.
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Qui:

mercoledì 8 ottobre 2008

Lucro cessante

Ossigeno o idrogeno, non mi interessa più. Cercami di più, nelle rotte delle baleniere al largo delle Antille, tra cumuli di cenere e muri di bambù. Ti scrivo di me, di quello che non sono, perché quattro meno tre non è difficile. Non è difficile. Cercami di più, perché domani è una sfera di vetro piena e liscia ed un rapace l’ha puntata. Cercami di più con la verità del sapore di una terra bruciata che è da mesi senza pioggia. Che io m’abbandoni non ci credere, lascio un annuncio, appena un segnale, ho il sangue freddo per dire “qui inizia lo speciale”, ma, attento, non dico che vado e nemmeno che aspetto. Ma tu cercami di più, come per il gioco. Affogo false paure dentro il tino dell’anonimia e quel che ne traggo è un dado di legno gonfio di umidità. Cercami di più, non vendo niente, non catene e costrizioni, non Eulero e la sue olomorfe funzioni. Cercami di più. E cerca la luna dentro a un pozzo.
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lunedì 6 ottobre 2008

Senso

Chi oggi ha cucinato mi ha chiamato plongeur e dorme già. Io ho i brividi. A volte vorrei avere ancora 6 anni per non sentir remore nel chiedere aiuto anche quando se ne può fare a meno. Ero avvolta in una coperta di lana a quadri e scendevo sospesa una rampa di scale senza muovere un muscolo, passavo di braccia in braccia ed avevo gli occhi chiusi. Lei quella mattina mi affidò a cure certe, eppure mi risuona ancora nelle orecchie il bisbiglìo del suo malincuore. Mio fratello e mia sorella tornavano da scuola ed erano già grandi.
Mio padre mi chiama ancora “tesoro”.
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domenica 5 ottobre 2008

Carezzevole

Da quando i pensieri nella mente fanno rumore ho deciso di fumare per rendere tutto meno evidente. Lungo la strada la gestualità mi aiuta e nascondo una parte del senso di non bontà che da un po’ mi ingoia. Saluto conoscenti e parenti, lego insieme sorrisi e magoni, salgo nella speranza di non trovare uno spazio vuoto. Voglio e non voglio star solo. Lo sfogo, idealmente, mi fa immaginare in un certo territorio a consumarmi per trovare lo sbocco per altri luoghi. E non è così. Il mio sfogo è verde scuro.
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venerdì 3 ottobre 2008

Baglio

Aveva dimenticato la ragione per cui credere in un certo intento ed era rimasto a metà strada, al centro di un incrocio deserto, in mezzo ad un temporale. Forse arrivava da un rigoroso quesito matematico o forse da una notte con la tempesta di sabbia, certo era che qualcosa aveva corroso i suoi pensieri e i suoi domani. Lo trovai sotto un lampione, presumibilmente deciso, che giocava con un nodo e con qualche rancore. Gli porsi la mano, aprì la sua e fece cadere le lacrime, raccolte per ricordo (e per promemoria) in un giorno lontano. La luna era una ferita.
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giovedì 2 ottobre 2008

Sviluppi IV

E’ cambiato qualcosa e calpesto ancora quel pavimento. Un punto, vah. Dopo un breve cammino intorno al centro sono tornata nell’ultima stanza. La pazienza non mi mancava, sono piena di impazienza. Ho portato il mio lavoro a termine, aspetto nuove direttive ed intanto inganno il tempo. Un elicottero passa più volte in un giorno sopra la mia testa, da un paio di stagioni porta luce con un faro, ma non scende mai nessuno. Un prode senza cavallo è dietro la mia porta e canta ad alta voce, ma quando sente i passi avvicinarsi smette e fa finta di niente. O non gliene importa o si prepara per l’avvento. Guardo su e ripassa. Mi siedo. Almeno scendesse una scala.
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Fluviale

Freno motore. A che punto finisce il lecito? Se non lecito, normale. Non è il mio, non mi interessa, è il tuo. L'altrui lecito. I capelli li ho tutti in testa ancora, manca solo qualche principio. Se non principio, avvio. Allora, come è cominciato? Sono andata a passo accelerato contro un principio, non avvio. E’ lo stile, il modo, che mi fa cedere. Anzi non è lui, sono io che decido, sempre. Non riesco a dormire. Devo essere ubriaca, se mi vedesse chi mi conosce bene direbbe “c’è qualcosa”. C’è? E' inutile il "non lo so". Lo so, ma sarò ubriaca, sicuramente. Che stupidaggine, era meglio il “non lo so”. Non dormo, beh dormirò domani.
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