lunedì 13 ottobre 2008

Dardo

Giunta ad una quota non ragguardevole, ma pur sempre ad una distanza dal terreno, c’è stata una discesa non definitiva. Ho annotato su un diario di bordo i balzi atmosferici matematicamente misurati, le cadute in picchiata non senza doppia sicura, le escursioni d’aria finissima con polmoni d’acciaio, le traversate blindate ad oltre cento nodi. Preservavo gelosamente un credo nell’avere tutto in un pugno, ottenevo ogni cosa ed ogni contrario, battevo i piedi ed alzavo le spalle, mi bastava trattenere il respiro per non farmi vedere. Ed ogni teoria doveva avere il suo senso. Le cose stupide mi hanno camminato davanti.
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