lunedì 20 ottobre 2008

Fiato corto

L’inquietudine vive nello stomaco e mastica chicchi di caffè non macinato. L’aspettare una notizia, l’attendere un segnale, il pensare intensamente a qualcuno che non c’è. Un po’ come quel pomeriggio in cui lasciai, durante l'ora della qualità, una frase su un banco per chiunque fosse passato di lì, che avrebbe immaginato un uomo o una donna che scrive con la noia che annega negli occhi, pensato al senso del concetto e buttato ad indovinare uno stato d’animo. E’ ancora lì, al terzultimo banco di un'aula undici. Non tutto cambia anche senza di me.
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