sabato 22 agosto 2009

Secondo capitolo

Ho smesso di interessarmi al colore delle tue guance quando hai gettato via il mantello di lino nero, sono stato sempre attratto solo dal mistero, lo dimostrano i graffi tra gli spilli ed i segni che mi porto appresso. Ho trascinato le gambe in alcuni momenti, dopo essere caduto a terra a suon di colpi mortali, d’altronde l’ambiguità la venero da sempre, ed ancora, è come adorare il dio del male, sì, ma non è un problema quando si prova gusto a sguazzare nel proprio sangue.
Non ricordo più il motivo per cui hai cominciato a lasciarmi da sola camminando avanti e senza voltarti, ma mi basta vedere lo spacco dietro la tua giacca per dirmi che ricordare non è importante quanto rendersi conto di cosa si vede di giorno con gli occhi aperti ed in piena coscienza. So cosa dovrei fare per stare meglio, ma non voglio cedere all’avvilimento del pensiero e dell’onestà. Riesco ancora a guardarmi allo specchio.
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