venerdì 5 settembre 2008

Da brolla a ferace

A dispetto di quel che dicono, il mio nome non è uscito da un sogno, e nemmeno il mio carattere ed il mio umore. Ha cullato, ha tolto spine di rosa, ha tenuto a bada i mostri, ha tagliato ortensie rampicanti. Lungo il corridoio avanti e indietro, tenendomi lontana dal quadro davanti alla porta, mi teneva sospesa tra due cuscini e pensava alle varie possibilità; se le avrei mai letto la mano, se le avrei mai dato un canto in dono, se le avrei mai offerto un fiore, se mi avrebbe mai visto cadere. Se anche dopo di lei sarei rimasta uguale.
Dice “la ragazza aveva il nome dei figli sulle mani”.
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