domenica 31 maggio 2009

Tramite

I rami distesi a forza e poi sparsi come capita testimoniano di sere spiegate e lasciate ad asciugare, capovolte e rivoltate sotto il sole pallido dell’addio. Perché ogni tramonto ha l’aria di un addio, come se la luce non dovesse più tornare, come se un nome scritto su un foglio volato via non restasse comunque su quel foglio, qualsiasi altra città l’abbia accolto. Scrivo da questa astronave, con le stelle anche sotto i piedi, scrivo per non scrivere a te, dato che qui nessun vettore poi riuscirebbe a tornare. Quindi sono partita, come colui che parla per non chiamare, che dorme per non pensare, che crede per non fare.
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