Giunse la rivelazione direttamente dalla bocca della sirena, recitata come il più ordinario dei canti, il più candido dei racconti. Un rito ancestrale apriva il sipario e l’unico spettatore, in un teatro gremito di gente, osservava attonito la rappresentazione, portato lontano per mano delle parole. Tra viottoli sassosi arsi dal sole d’agosto, di fianco a muri di calcio bianco e tufo, un re d’altri tempi impersonava il suo tormento e declamava pedissequamente la sua domanda, perenne, indefettibile. Immortale. Come poteva, con le sue stesse parole, identiche e mai dette, ripetute a mente milioni di volte. Era proprio lui, cuore di sirena, al confine estremo dello spazio e del tempo.
.